In centinaia hanno sfidato il divieto delle autorità turche di celebrare la marcia del Gay Pride a Istanbul. Sabato, la polizia, schierata in assetto antisommossa fin dal mattino nella zona di piazza Taksim, ha caricato a più riprese diversi gruppi di attivisti lgbti con proiettili di gomma e gas urticanti. I manifestanti sono riusciti a leggere un comunicato per denunciare la “discriminazione contro una parte ben precisa della società”, definendo “ridicole” le motivazioni di pubblica sicurezza addotte per giustificare il bando della marcia. Il bilancio è di almeno 5 fermati, che secondo i loro legali dovrebbero essere rilasciati nelle prossime ore.

Foto: tagesschau.de

Dopo essersi svolto senza incidenti dal 2003 al 2014, quando scesero in strada decine di migliaia di persone, il Gay Pride è stato vietato per il quarto anno consecutivo dalla prefettura di Istanbul. Una decisione in linea con la svolta ultra conservatrice imposta da Erdogan.
In Turchia l’omosessualità non è un reato ma gli attivisti denunciano spesso abusi e violazioni. Il clima sui diritti umani e civili è peggiorato in seguito alle nuove norme previste con l’introduzione due anni fa dello stato d’emergenza post-golpe. Si tratta di divieti generalizzati, come quello che impedisce qualsiasi evento nella capitale Ankara. Per garantire “l’ordine pubblico”, giovedì era stata bloccata anche la proiezione del film ‘Pride’.

- PUBBLICITÀ -