Nel 2019 il mondo è sceso in piazza, definendo nuove geografie politiche e facendo tremare governi e dittature. Da Hong Kong al Libano, da Santiago del Cile all’Iraq, da Barcellona all’Iran, i movimenti collettivi di protesta hanno riempito le piazze. Le rivendicazioni al centro delle agitazioni sono quasi sempre comuni: le disuguaglianze economiche e sociali, la corruzione dei politici, i privilegi dei potenti. Si scende in piazza per denunciare la violazione dei diritti umani e politici o per affermare rivendicazioni autonomistiche.

West Village, New York

Dietro ogni rivolta, c’è un evento scatenante, talvolta grave, come il sospetto di coinvolgimento del governo nell’assassinio della giornalista maltese Caruana Galizia o la proposta di legge di estradizione per i cittadini di Hong Kong. Altre volte, la famosa goccia che fa traboccare il vaso è banale, come il modesto aumento del biglietto del trasporto pubblico in Cile o di quello della benzina in Francia. L’idea che ne è alla base è sempre la stessa: quella che si sia superato il livello di guardia o di tolleranza.


Le donne, ieri come oggi, sono le protagoniste delle piazze. Il MeToo ha riempito le strade del globo, dando coraggio e nuove consapevolezze.
Il movimento Green nato dalle mobilitazioni dei Fridays for Future di Greta Thumberg è stata la vera sorpresa, in grado di attraversare tutti i paesi del mondo e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei cambiamenti climatici. L’Italia neanche è rimasta a guardare: le Sardine, nate da un appello lanciato sul web, hanno gremito le piazze contestando le politiche sovraniste e la cultura dell’odio su cui l’ultradestra di Matteo Salvini ha costruito il suo consenso.

Hong Kong

Il 2020 si apre con molti interrogativi. La risposta del potere ai movimenti di protesta dipende solitamente dalla natura del regime politico. Nelle democrazie funzionanti, i movimenti si evolvono, crescono o si spengono da sé. Nei regimi totalitari, quasi sempre la risposta è la repressione finché il movimento non viene ridotto al silenzio. Molto più raro è invece lo sbocco rivoluzionario.

Cosa accadrà in Iraq, in Cile, a Hong Kong, come risponderanno i governi alle richieste degli ambientalisti e cosa sarà delle Sardine in Italia, lo capiremo nei prossimi mesi.

Di Mauro Orrico
Salentino di origine, romano di adozione, è laureato in Scienze Politiche (La Sapienza) con Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Ha lavorato per Rai3 e La7d. Da 12 anni è anche organizzatore di eventi di musica elettronica e cultura indipendente. Nel 2014 ha fondato FACE Magazine.it di cui è direttore editoriale..