Da almeno 24 ore non si parla d’altro. Sui social, nelle chiacchiere tra amici, nei post dei leader di ogni partito. La 69esima edizione del festival di Sanremo è stata vinta da Mahmood con “Soldi.” Il 27enne ha vinto nonostante il televoto (che valeva il 50 percento del voto complessivo) fosse a favore di Ultimo. Mahmood ha trionfato grazie al voto della giuria d’onore (che valeva il 20 percento) e a quello della sala stampa (che valeva il 30 percento), entrambi a suo favore.

Non entriamo nel merito del meccanismo di votazione scelto dagli autori (ben spiegato in questo articolo di Ernesto Assante su La Repubblica). Quel che appare surreale ai nostri occhi è come, anche questa volta, gli haters dei social e i sovranisti della politica italiana abbiano dato il peggio di sé. Come un mantra è partito il refrain del complotto, la retorica delle élite (in questo caso, stampa e giuria di qualità) contro il popolo (dei televotanti). Tutto questo perché Mahomood è nato e cresciuto a Milano, ma il padre è di origini egiziane. Tanto basta per far indignare gli ultrareazionari di casa nostra.

Mahomood è italiano come tutti noi. Ma per tanti nostri connazionali, è molto difficile da capire.
A dare il via alle polemiche, le più stupide che le recenti edizioni di Sanremo ricordino, è stato il vicepremier Matteo Salvini.


A Matteo Salvini ha fatto da eco, Maria Giovanna Maglie, l’ultima beniamnina dei sovranisti italiani che presto condurrà la striscia serale dopo il Tg1 che fu di Enzo Biagi. Cita addirattura Maometto e il meticciato.


Un “giornalista” del Giornale, nel suo tweet, ha perfino citato la parola “immigrato” contro “l’italiano proletario di San Basilio” (il cantante Ultimo): la vecchia tattica salviniana del tutti contro tutti è sempre vincente. Per la stampa di ultradestra, in cui verità e menzogna sono allegramente capovolte, nessuno si indignerà, né tantomeno l’ormai inutilissimo Ordine dei Giornalisti.


Come da copione, il tutto ha dato fiato al peggio della rete.

Ovviamente se Mahmood si fosse chiamato semplicemente Alessandro (il suo nome reale) nessuno avrebbe battuto ciglio. Così come nessuno ha mai polemizzato contro Malika Ajane, anche lei italiana ma di padre marocchino. Ma il suo nome non ricorda la cultura araba e, per lei, nessun idiota ha mai scomodato le èlite, Maometto, meticciati e pariolini.

Ndr: mentre scriviamo, Mahmood è al 1° posto su Spotify, Apple Music e iTunes.

Di Mauro Orrico
Salentino di origine, romano di adozione, è laureato in Scienze Politiche (La Sapienza) con Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Ha lavorato per Rai3 e La7d. Da 12 anni è anche organizzatore di eventi di musica elettronica e cultura indipendente. Nel 2014 ha fondato FACE Magazine.it di cui è direttore editoriale..