La vita notturna degli anni 80 e 90 è ricordata per essere stata un vero vortice di emozioni e storie. Le persone dopo le tensioni degli anni 70 volevano finalmente divertirsi. Ma non furono solamente anni di disimpegno, fu proprio in questo ventennio che molte delle battaglie Lgbt cominciarono a cambiare la società. Luigi Paolo Patano, in arte Poppea, lavora dagli anni Ottanta come drag queen, vocalist e pr ed è uno dei testimoni che meglio possono raccontare l’evolversi della vita notturna italiana.

Hai frequentato i primi campeggi gay.
È iniziato tutto nel 1980. Avevo un amico di Bari, la Greta. Ci vedevamo anche a Roma dove andavamo all’Alibi e all’Angelo Azzurro. Mi propose per l’estate un campeggio gay e “fricchettone” a Capo Rizzuto, andammo in autostop.
Era un gruppo molto hippie, un mix di divertimento e impegno. Ogni pomeriggio c’era una riunione politica. Per me che avevo 18 anni era un po’ noioso.
Così è iniziata quest’avventura meravigliosa, dove sono nate delle amicizie che durano tutt’ora. Tra cui la “Tinelli”, la “Farnese”, la “Cascina”, l’attivista Gino di Cristo, la “Porporina” e molti altri. È impossibile elencarli tutti. Con il gruppo dei campeggi gay è iniziato il giro per mezza Italia nelle varie manifestazioni per il movimento di liberazione sessuale. Si andava in treno, in macchina o in autostop.
In Calabria, Capo Rizzuto era un campeggio naturista e misto. In paese eravamo considerati gli strani, ma non c’erano problemi. Negli anni successivi si sono istituzionalizzati i campeggi gay veri e propri. C’erano anche i gay stranieri che venivano in Italia. Solamente quando i campeggi divennero più Lgbt ci furono maggiori problemi nei paesi che ci ospitavano.
In quell’epoca mi travestivo durante gli spettacoli e mi diedero il soprannome di Poppea per alcuni miei atteggiamenti. Non ero consapevole di essere una drag queen, la cosa avvenne in modo naturale. Io ero tra le più festaiole, tanto che le compagne più politiche ce ne dicevano di tutti i colori, ma poi mutarono atteggiamento. Per esempio la Vanni Piccolo, che era tra le attiviste più serie, dopo un po’ iniziò a chiederci i tacchi e i vestiti, entrando anche lei nel vortice della vita notturna dei campeggi.

A Roma dove vi vedevate?
Nella capitale lo struscio gay in quegli anni si faceva tra piazza del Pantheon, via del Senato e piazza Navona. Poi si andava a Monte Caprino o al Circo Massimo. I locali che frequentavamo erano l’Alibi, l’Angelo Azzurro, il Saint James e l’Hangar.
In drag ci si vestiva nei campeggi dove facevamo animazione, nelle manifestazioni o alle feste private. Facevamo performance pure nei locali, anche se all’inizio come clienti. Poi con Luciano Parisi e Giorgio Gigliotti, che fondarono l’Art Production, iniziammo a lavorare come animatori. Furono i primi, insieme con il Devotion, a creare nella capitale la famosa “tendenza” in cui etero e gay si mischiavano nei locali. Giancarlo Bornigia del Piper propose di fare una cosa diversa, aprire il locale la domenica sera. Fu il boom, c’erano le performance con le drag, installazioni artistiche e tanto altro. In quegli anni ci fu anche la “New Wave” di Marc Almond.

Poi fu aperto il Cassero a Bologna.
Il Cassero nel 1982 fu la prima sede Lgbt assegnata da un comune in Italia. Ci ritrovammo tutti a Bologna, fu una giornata pazzesca. Il grande attore e attivista di Torre Annunziata, Ciro Cascina non solo baciò il sindaco, ma rappresentò in piazza Maggiore il suo spettacolo sulla Madonna di Pompei e i femminielli con tanto di sesso orale praticato a un giovane che, negli anni successivi, divenne un importante attivista del Partito Radicale. Poi ci fu un corteo fino al Cassero dove c’era la “Merdaiola” che ci aspettava sulla torre con la bandiera.




Quali altri locali frequentavate in Italia?
C’era il “Tabasco” a Firenze e si andava anche al Kinki a Bologna e a Milano. A Roma si andava poi al “Black Out” a San Giovanni e al “Wanna Club”. Nella capitale nacque poi la Mucca Assassina, che prima si chiamava “Grigio Notte” che era a Trastevere. Il Circolo Mario Mieli decise di cambiare la formula e il nome e cominciò a gestirlo Luciano Parisi. Non essendoci soldi decise di chiedere a tutti, dai buttafuori ai dj, di lavorare gratis per la causa. Fu un vero successo, le prime sedi erano all’ex mattatoio di Testaccio e al Castello di San Pietro.
Poi arrivò Wladimir Luxuria, con cui ho lavorato per tanti anni, che vista la buona riuscita del locale, incominciò a pagarci. Quando poi la Parisi andò a vivere a Londra e lasciò l’Art Production, nacquero le serate dei “Ragazzi Terribili”.
Un altro posto dove andavamo a campeggiare era Gaeta, dove Enzo Carbone aveva fondato la mitica “Ultima Spiaggia”. All’epoca non c’erano ancora le scale per scendere ed Enzo portava i viveri e da bere con la barca via mare. Lì si consolidarono nuove amicizie soprattutto con il gruppo dei napoletani. Conobbi il costumista pluripremiato in Italia, come all’estero, Carlo Poggioli e il geniale costumista Sasà Salzano. Avevano costruito sulla spiaggia un tendone stile Moira Orfei, era impossibile non volerli conoscere.
Tutto era molto divertente. Poi di colpo arrivò la bomba dell’Aids.

Tutto cambiò?
Finirono gli anni allegri e spensierati. L’esplosione dell’HIV era legata a doppio filo al sesso e anche all’eroina. Per altro, molti eroinomani etero e gay si prostituivano per avere i soldi per la droga. In quegli anni i preservativi non si usavano e il dilagare del nuovo virus fu davvero rapido.
Prima non c’era salotto “bene” romano che non avesse un invitato gay, dopo il 1985 di colpo gli omosessuali divennero degli appestati, untori che portavano l’HIV.
Quando facemmo il campeggio gay a Rocca Imperiale in Calabria all’inizio chiusero tutti i negozi, non potevamo uscire perché i gay portavano la “morte”. Per ignoranza nel paese pensavano che per colpa di 200 “froci”, sarebbero morti tutti. Dopo qualche giorno le cose migliorarono e dopo un po’ incominciammo ad uscire alla chetichella. I negozi riaprirono e piano piano in paese incominciarono a conoscerci e tutto divenne meno teso. Comunque per un po’ le luci della notte e dei suoi club si spensero.

Quando si riaccesero?
Tutto rinacque a Riccione, quando fu inaugurato il “Cocoricò” grazie alla grande pr Big Laura. Ci ritrovammo tutti ed eravamo di nuovo invitatissimi. Era un mondo meno politico e più legato al lavoro nei locali , a parte le performance per il Partito Radicale con il mio amico di sempre Sergio Rovasio. Era il periodo in cui esplose la musica house.
Io per qualche anno avevo frequentato poco i locali. Poi tutto cambiò nel 1989 durante un viaggio premio a Ibiza, organizzato dall’associazione dei commercianti. La prima sera beccai subito in un bar Beatriz, una delle due ragazze spagnole che avevo conosciuto anni prima mentre viaggiavamo in macchina dalla Spagna verso la Francia. Il mio compagno di viaggio era Luigi di Cristo, regista teatrale, attivista e attuale presidente dell’Afan, l’Associazione delle Femminelle Antiche Napoletane. Le due ragazze facevano autostop e le caricammo per un tratto in Francia. Finimmo insieme a Cannes e diventammo talmente amici che vennero a trovarci l’anno dopo a un campeggio gay in Italia. Appena rividi Beatriz fui risucchiata dal vortice dei club di Ibiza e praticamente non vidi più gli amici commercianti se non al ritorno dagli after la mattina.
Quando tornai a Roma iniziai a lavorare con i “Ragazzi Terribili” che nel frattempo erano cresciuti moltissimo e facevo con tutti gli amici serate al Colosseum di Latina.
Paola Cuervo era un’altra signora delle notti romane, organizzava il “Panta Rei” e la domenica sera dell’Alien, chiamata “La Movida Romana”.
In una di queste serate conobbi la Raffaellona, era bionda e avvolta in una pelliccia di volpe. Anni prima era conosciuta in tutta Italia come Messalina. Era una delle transessuali più famose del paese e viveva tra Milano, Firenze e Bologna. Diventammo subito amiche per la pelle. A Roma lavoravo anche al Club 69 di Maurizio Pallini e al Koea 954.

In quegli anni facevate dei veri e propri tour per i club italiani nei weekend.
La prima tappa era al Fitzcarraldo ad Arezzo il venerdì. Ci ospitavano gratis in albergo e a cena pur non lavorando nel locale. Gli show già partivano nelle camere. Vi erano quasi sempre Valeria La Bond, la Panther Lucy, Albertone, il costumista Carlo Poggioli, la Sorbellini e tanti altri. Il giorno successivo a pranzo si partiva per Riccione. Dove si Andava al Cocoricò, al Peter Pan e all’Ethos, che poi divenne Echos e al Villa delle Rose. Ogni tanto il sabato si andava a trovare Andrea Lovo al Mazzoom a Desenzano sul Garda. La mattina si proseguiva all’after 99 di Misano Adriatico o al Cenerentola di Ferrara e altri ancora. Poi si andava il pomeriggio in giro per gli after tea. C’era lo “Star Cake” e il “Docshow” a Bologna , “les Folies de Pigalle a Reggio Emilia, “Colazione da Tiffany a Novara e “Cena da Gigi” a Verona.
La domenica sera spesso tornavo a Roma dove facevo da pr come Luigi Paolo e non come la Poppea. Poi il lunedì tornavo a lavorare nel mio negozio a Centocelle, ma in realtà non uscivo dal vortice della vita notturna, infatti la sera continuavo a lavorare nei locali di tutta Roma.
Nei primi anni 90 nasce anche il Bella Bimba ad Albinia con gente che veniva da tutto il Lazio e Toscana. A Milano si frequentava il Plastic, mentre a Perugia il Red Zone e l’after Exogroove. Nel Meridione si andava a Gaeta, terra di Claudio Coccoluto che conobbi quando lavoravo allo Zen e al Giona. C’erano anche le serate degli “Angels of Love” di Napoli, i balletti poi continuavano spesso in spiaggia. Poi si andava allo splendido Hipe di Caserta, vero centro del clubbing nella Campania di quegli anni.


Di Luca Fortis
Giornalista professionista, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla Cattolica di Milano. Un pizzico di sangue iraniano e una grande passione per l’Africa e il Medioriente. Specializzato in reportage dal Medio Oriente e dal Mediterraneo, dal 2017 vive a Napoli dove si occupa di cultura e quartieri popolari e periferici.