Visioni futuristiche e psichedeliche, effetti optical in cui la digital art subisce contaminazioni street, in un progetto partito da Roma nel 2015 e che ha conquistato anche gli Stati Uniti. Esperienze immersive nelle installazioni visual del duo creativo composto Gianmaria Zonfrillo e Lorenzo Pagliara che con Motorefisico, tra videomapping e opere virtuali, traducono la contemporaneità in un universo parallelo e quasi fantascientifico.

Create allestimenti avanguardisti.
«Sono progetti site specific legati al luogo in cui vengono realizzati e richiedono numerosi sopralluoghi accanto ad una progettazione meticolosa. Lavoriamo su installazioni cinetiche o luminose, solitamente composte da sottili fili di tessuto. Lo scopo è creare un oggetto geometrico immersivo, che cambia in base alla prospettiva da cui viene visto».

Come mai questo nome?
«Preferivamo un nome italiano di senso compiuto, ne desideravamo uno che rimandasse al periodo storico che ci ha formati esteticamente. Il “motore fisico” è la trascrizione delle leggi della fisica nei vari mondi virtuali creati dall’individuo».

Healthy Color, Milano

Qual è la vostra opera preferita tra quelle che avete realizzato?
«Quasi tutte, perché sono legate ad una storia. Ad esempio la scalinata di 300 metri quadrati che abbiamo realizzato a Miami, sia per la grande metratura che per l’importanza della location: il Mana Wynwood Convention Center durante il III Points Festival».

La pandemia ha frenato il vostro lavoro?
«Sì, come tutti anche noi abbiamo sofferto a causa del lockdown e dell’emergenza sanitaria. Le commissioni dall’estero sono state cancellate per la chiusura delle frontiere che non consente spostamenti».

Come si realizza la Digital Art?
«Esistono diverse tipologie e forme di arte digitale, tutte si basano sull’utilizzo di dati campionati da uno strumento e trasformati da un pc. Quando si crea un’installazione interattiva si fa ricorso ad un sensore di movimento che fornisce i dati che li trasforma in immagini».

In Italia a che punto è l’arte digitale?
«Sta evolvendo parecchio, grazie anche allo sviluppo tecnologico che ha consentito alla platea di persone interessate di aumentate negli ultimi anni».

Point Festival, Miami

In una coppia di creativi, in genere, c’è una mente e un braccio. Nel vostro caso?
«Ci dividiamo i compiti. Siamo sicuramente entrambi mente e braccia di ogni progetto. Alterniamo i ruoli in base al tipo di progetto. Tuttavia, non siamo legati ad una divisione netta, perché ogni progetto è a sé e si compone di molte operazioni strettamente connesse tra loro. Ripartiamo il lavoro spontaneamente».

Come descrivereste il videomapping?
«Una forma d’arte digitale molto appetibile e di grande impatto. La Capitale offre stupende location su cui proiettare, nel 2019 ne è stata realizzata una sul palazzo della Farnesina a cura del Bright Festival con la partecipazione di un roster di artisti made in Italy».

Le vostre ispirazioni nel mondo della Street Art?
«Guardiamo agli artisti contemporanei che puntano sulla composizione visiva e optical. Amiamo profondamente i pattern di Sten & Lex e la pixel art di Krayon per la Street Art nostrana. Nel mondo Felipe Pantone e Cruz Diez. E ci piacciono parecchio i lavori dei Quiet ensemble (Italia) e dei 404.zero (Russia) per l’arte digitale».

Progetti da realizzare?
«Prossimamente il cantiere di Healthy Color, il nuovo locale di Sfera Ebbasta, Andrea Petagna e Marcelo Burlon. Poi un progetto in realtà virtuale che prenderà piede entro dicembre e, come ogni anno, stiamo lavorando ad alcune installazioni in vista delle feste di Natale».