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Dalla letteratura erotica commerciale delle 50 sfumature di grigio di E. L. James, all’erotismo violentemente drammatico di Nymphomaniac diretto da Lars von Trier, il Bondage non manca mai. Ma ne viene rappresentato sempre l’aspetto più superficiale ed immediato, quello del “legare“.
Eppure questa pratica, che consiste in un insieme di nodi, lacci e corde stretti intorno al corpo per raggiungere il piacere fisico, implica una serie coinvolgimenti emotivi e sensoriali tra chi la pratica e non è certo frutto dei nostri giorni: già nel 1600 le geishe giapponesi impararono a riproporre i nodi sotto forma di arte. L’arte, appunto, di legare il corpo e farne oggetto di desiderio sessuale.
In Italia si comincia timidamente a parlare di Bondage nei primi anni ’80 per arrivare ad oggi, quando sempre più coppie confessano il loro gusto per questa estasi della prigionia.

Il fotografo Alessandro Penso, vincitore del premio World Press Photo 2014 e del BurnMagazine EPF 2014, ha raccontato questa arte nel suo progetto fotografico “Intimity Bondage” che qui vi proponiamo.

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IL BONDAGE  E IL BDSM: DUE PRATICHE PER L’AMORE ESTREMO 

4IL BONDAGE
Il bondage (parola inglese per schiavitù) è un insieme di pratiche sessuali e/o voyeuristiche basate su costrizioni fisiche realizzate con legature, corsetti, cappucci, bavagli, o più in generale sull’impedimento consenziente della libertà fisica, del movimento, di vedere, di parlare, di sentire.
Partendo dal light bondage, ovvero la legatura solo delle mani e/o dei piedi, si arriva a forme di annodamento complete, in cui si impedisce ogni movimento (mummification) alla persona legata e sottomessa (in gergo sub), o addirittura ogni contatto col terreno (suspension).
Alcune forme di bondage sono apprezzate come espressione artistica in fotografia e in pittura, soprattutto in Giappone.

Le principali tecniche di bondage possono essere raggruppate in sei diverse categorie:
– costrizione di parti del corpo, raggruppate o ristrette fra di loro
– separazione o divaricazione di parti del corpo
– collegamento di parti del corpo a oggetti esterni, muri o sostegni
– sospensione del corpo a soffitti o sostegni
– restrizione o modificazione forzata dei normali movimenti del corpo
– immobilizzazione completa del corpo (mummificazione), fino alla vera e propria deprivazione sensoriale.

2IL BDSM
Il termine BDSM è un acronimo che indica un insieme di pratiche relazionali e/o preferenze sessuali basate sulla dominazione e la sottomissione:
– Bondage& Disciplina (B&D);
– Dominazione & Sottomissione (D&S o DS);
– Sadismo & Masochismo (S&M o SM).
Queste pratiche, che fuori da un contesto di piena consensualità sono comunemente assimilate alla violenza sessuale, diventano, all’interno del BDSM, fonte di soddisfazione reciproca nonché stimolo per la costruzione di un più profondo rapporto interpersonale.

Il BDSM si caratterizza e si distingue dall’attuazione consensuale del sadomasochismo per diverse ragioni:
– La consensualità: nel BDSM il “sottomesso” accetta di essere tale; inoltre, i limiti e le regole del rapporto sono definite sulla bas
– L’uso della safe word (parola di sicurezza) che dà la possibilità al partner passivo di interrompere il gioco in qualsiasi momento.
– La flessibilità nei ruoli
– La soddisfazione reciproca

Il sesso nella sua forma tradizionale è presente in misura minoritaria nel rapporto BDSM, se non addirittura escluso, ciò nonostante i normali rapporti di coppia sono chiamati con il termine anglosassone vanilla (vaniglia, appunto, dal gusto piacevole ma non particolarmente saporita) a sottolineare la minore intensità erotica rispetto ai rapporti BDSM.

Il piacere tratto da un rapporto BDSM è legato alla dinamica del potere che intercorre fra sottomesso e dominante.

SIMBOLI DEL BDSM
I più comuni sono:
– Il collare per il “bottom”.
– La Triscele del BDSM.
– L’anello d’O
– La bandiera dei “Leather Pride”.
– L’Head harness.

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INTIMITY BONDAGE | L’AUTORE
Alessandro Penso ha studiato psicologia all’Università La Sapienza di Roma. Grazie ad una borsa di studio, nel 2007 ha iniziato a studiare fotogiornalismo alla Scuola Romana di Fotografia. Da allora i suoi lavori sono stati pubblicati sulle maggiori riviste italiane e straniere e hanno vinto numerosi premi, tra i quali il PDN Photo Student Award, il PDN Photo Annual Award, il Project Launch Award di Santa Fe. Il suo lavoro fotografico è prettamente incentrato sui temi dell’immigrazione e della sessualità nella società moderna.
Quest’anno Alessandro Penso ha vinto il premio World Press Photo 2014 e il BurnMagazine EPF 2014.  | www.alessandropenso.com