Alla fine è stata solo una conferma scontata del pronostico. Neanche la crisi delle spie, innescata a Londra, ha intaccato di una virgola il risultato delle elezioni presidenziali in Russia e il consenso di cui gode in patria il suo leader Vladimir Putin che ha trionfato con oltre il 76% e resterà presidente fino al 2024. Anche la data scelta per il voto parla della “grandezza del presidente”: la Russia ha votato il giorno del 4° anniversario dell’annessione della Crimea, ufficialmente proclamata da Putin il 18 marzo 2014.

UNA VITTORIA SENZA AVVERSARI

Di fatto Putin ha vinto senza rivali e – soprattutto – senza il vero leader dell’opposizione Aleksej Navalnyj, condannato dagli obbedienti magistrati per truffa con un’accusa campata in aria. Tutti gli avversari in campo – il cui ruolo era quello di far sembrare regolari le elezioni – sono stati largamente battuti. Il comunista e uomo d’affari miliardario Pavel Grudinin ha ottenuto il 14,73% delle preferenze. Terzo l’ultranazionalista di destra Vladimir Zhirinovskij al 6,70% e quarta la liberale Ksenia Sobchak, al 2,50%.
Mentre piovono migliaia di denunce di brogli, è intervenuto dall’esilio anche il campione mondiale russo di scacchi, Garry Kasparov: «Non chiamatele elezioni, questa è una farsa. Il solo voto che conta in una dittatura come la Russia è quello di Putin».

PUTIN: 18 ANNI AL POTERE

In 18 anni alla guida del Paese, il presidente ha cambiato profondamente la Russia. Vladimir Putin è arrivato dopo i 70 anni del regime sovietico e dopo la stagione della grande libertà degli anni ’90 che aveva portato anche profonda povertà. Negli anni di Putin, la Russia è tornata ad essere una grande potenza economica, ma con un enorme deficit democratico. Tra repressione del dissenso, censura e violazioni dei diritti umani e civili.  

I PRIMI ANNI E LA CRISI CECENA

Nei primi anni del suo mandato, Putin incentra la sua politica sulla guerra contro i separatisti in Cecenia, gli oligarchi dell’era Eltsin e la stampa libera. Il 7 ottobre 2006 la reporter Anna Politkovskaya, famosa per i reportage sulle violazioni dei diritti umani commesse dai russi in Cecenia, viene uccisa nel suo condominio. Il Cremlino nega ogni coinvolgimento, ma poche settimane dopo, a Londra, viene assassinato anche Aleksandr Litvinenko, ex spia russa dissidente.

GLI ANNI DEL BOOM

Durante i suoi primi due mandati, il Pil russo aumenta del 70% e gli investimenti crescono del 125%. Nel 2008, impossibilitato dalla Costituzione a ricandidarsi, Putin facilita la salita al potere del delfino Dmitri Medvedev, allora primo ministro. Poi arriva la crisi finanziaria globale e l’economia russa, dipendente dagli investimenti esteri, si scopre molto legata all’industria del petrolio e del gas. Nel 2008, Mosca intraprende una guerra lampo contro la Georgia e la vince. I due leader, Medvedev e Putin, alle elezioni del febbraio 2012, si scambiano di nuovo le poltrone, suscitando però l’indignazione di parte della società russa.

L’ANNESSIONE DELLA CRIMEA, LA CENSURA E LA CROCIATA ANTI-GAY

Il terzo mandato inizia nel 2012. Putin viene eletto con circa il 64% dei voti, tra accuse di brogli e manipolazioni. A marzo del 2014, dopo le Olimpiadi invernali di Sochi e la destituzione del presidente ucraino Viktor Yanukovich, Putin annette la Crimea, con un referendum popolare mai riconosciuto dalla comunità internazionale. La mossa russa indigna le potenze occidentali e fa scattare sanzioni internazionali contro Mosca che risponde con l’embargo su molte categorie di prodotti alimentari importate dall’Occidente e rilancia la sua alleanza con la Cina.

La repressione del dissenso e dei diritti delle minoranze è una costante in tutta la storia politica di Putin. Come la crociata contro i diritti delle persone lgbt calpestati prima con la nuova “legge contro la propaganda gay” (che vieta le manifestazioni per i diritti civili) e poi con i campi di tortura per omosessuali scoperti in Cecenia (che abbiamo raccontato qui).

LA GUERRA IN SIRIA E IL RUSSIAGATE

Nel 2015 Putin incontra Obama per la prima volta. Pochi giorni dopo, la Russia entra in guerra in Siria a fianco del presidente Bashar al-Assad. In occasione delle elezioni americane, Putin ordina una campagna per favorire la vittoria di Trump, screditando la democratica Hillary Clinton, come dimostra il rapporto pubblicato dall’intelligence statunitense. Il Russiagate​, le nuove sanzioni, le espulsioni di diplomatici e le tensioni in Siria minano i rapporti tra i due leader e la luna di miele russo-americana che tutti si aspettavano è rimasta, almeno finora, solo un miraggio.

(Tutte le foto sono tratte dall’account Twitter ufficiale di Vladimir Putin: twitter.com/PutinRF_Eng/media)




Di Mauro Orrico
Salentino di origine, romano di adozione, è laureato in Scienze Politiche (La Sapienza) con Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Ha lavorato per Rai3 e La7d. Da 12 anni è anche organizzatore di eventi di musica elettronica e cultura indipendente. Nel 2013 ha fondato FACE Magazine.it di cui è direttore editoriale..