Ancora scontri e morte nella Striscia di Gaza. Il bilancio delle vittime delle proteste palestinesi è di diciassette morti, in maggioranza giovanissimi, tra questi ci sarebbero anche ragazzi di età inferiore ai 16 anni, mentre il numero dei feriti sarebbe superiore a 1200. Le proteste sono avvenute nei giorni della ”Grande marcia del ritorno”, indetta da Hamas. La manifestazione si è trasformata in guerriglia, con lanci di pietre e molotov, ed è stata duramente repressa dall’esercito israeliano.

Riyad Mansour, rappresentante permanente palestinese all’Onu, ha detto: “Le azioni dell’esercito israeliano sono un enorme massacro della nostra gente”. Abu Mazen ha indetto ”giorno di lutto nazionale” e ha definito i morti ”martiri in difesa dei loro legittimi diritti nella creazione di uno Stato palestinese indipendente con capitale Gerusalemme Est, e in difesa dei luoghi sacri islamici e cristiani (….) e il diritto di tornare alle loro case e alla loro terra dalla quale sono stati espulsi”.

Israele ha parlato di 17 mila manifestanti che avrebbero lanciato bombe incendiarie e sassi lungo la barriera difensiva tra Gaza e lo Stato ebraico. Il Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e l’Unione Europea hanno chiesto un’indagine indipendente su quanto accaduto. Dall’Onu c’è il timore “che la situazione possa deteriorarsi nei prossimi giorni”. Alcune centinaia di persone si sono assembrate intorno agli accampamenti e hanno dichiarato che le proteste continueranno fino al 15 maggio.

Foto: Reuters.
Foto: Reuters.

E gli scontri sono proseguiti anche in Siria nei tre fronti di guerra che insanguinano il paese da 7 anni, in particolare nella Ghouta orientale e ad Afrin. Una guerra che il mondo finge di non vedere, in cui sono 500mila i morti, finora. (Leggi qui: Inferno Siria).

È stata un’altra Pasqua di sangue e guerra per i palestinesi di Gaza e per tutti i siriani.