La votazione alla Camera. I Sì sono stati 326 e i contrari 37.

Con 326 voti a favore e solo 37 contrari, la Camera dei Deputati ha dato il primo via libera alla legge sul testamento biologico. Dopo 14 mesi di discussione, Montecitorio ha approvato il provvedimento che introduce per la prima volta in Italia le Disposizioni anticipate di trattamento del paziente, con la possibilità di chiedere di fermare nutrizione e idratazione artificiali. Hanno votato a favore Pd, M5s, Democratici e progressisti, Sinistra italiana, Alternativa libera, Psi, Civici e innovatori. Hanno votato No Udc, Idea, Fratelli d’Italia, Lega, Alternativa popolare e Forza Italia, che ha lasciato comunque libertà di coscienza (Prestigiacomo e Ravetto hanno votato sì).
Il testo prevede l’istituzione delle Dat, la possibilità di chiedere lo stop alla nutrizione e all’idratazione artificiale. Ma anche l’obiezione di coscienza, contestata da sinistra, dai 5 Stelle e dalle associazioni e movimenti promotori della legge. La proposta del Movimento 5 stelle di inserire l’eutanasia è stata bocciata. Il testo, dopo anni di ritardi e rinvii, ora si prepara a passare al Senato.



Cosa prevede la legge sul Biotestamento. Luci e ombre: l’obiezione di coscienza per i medici
Il testo introduce le Disposizioni anticipate di trattamento: per depositarle ci si dovrà rivolgere a un notaio o pubblico ufficiale, ma sarà possibile farlo anche davanti a un medico del Servizio sanitario nazionale. Le volontà sono sempre revocabili. Ogni paziente potrà disporre il rifiuto dei trattamenti sanitari. La legge dispone che “nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata”. Il testo garantisce un’appropriata terapia del dolore e l’erogazione delle cure palliative e vieta l’accanimento terapeutico: “il medico deve astenersi da ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure e dal ricorso a trattamenti inutili e sproporzionati”. Inoltre, “il medico non ha obblighi professionali” e quindi può rifiutarsi di staccare la spina. Si tratta in sostanza di una sorta di obiezione di coscienza. Questo è il nodo più discusso del testo, frutto dell’accordo Pd-Ap e sostenuto anche da Udc, Des-Cd, Lega e Forza Italia (con alcuni distinguo). “Un’introduzione su cui non siamo d’accordo – ha spiegato Cappato a ilfattoquotidiano.it – anche se è controbilanciata dal nuovo comma 9 dell’articolo 1″ che recita: “Ogni struttura sanitaria pubblica o privata garantisce con proprie modalità organizzative la piena e corretta attuazione dei princìpi di cui alla presente legge”. “Il tutto, però – continua Cappato – con il rischio di ritardi”.
La legge deve essere applicata anche nelle strutture sanitarie private convenzionate, cattoliche e laiche.

Le reazioni politiche
L’associazione Luca Coscioni che ha promosso la battaglia per la legge sul fine vita, in un comunicato ha detto: “Da oggi parte l’azione per impedire che sia vanificato il lavoro fin qui svolto. Come Associazione Luca Coscioni, chiediamo l’immediata discussione al Senato senza cedere alle manovre di chi vuole ritardare il passaggio della legge sperando nella fine della legislatura”. Ha parlato di un buon punto di partenza anche Beppino Englaro, padre di Eluana, il cui caso ha riportato al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica, 8 anni fa, il tema dell’eutanasia.

“Oggi è stata decretata la morte per fame e sete” hanno scritto in un comunicato congiunto i deputati ultracattolici Paola Binetti e Rocco Buttiglione (Udc), Raffaele Calabrò (Ap), Benedetto Fucci (Cor), Gianluca Gigli (Des-Cd), Cosimo Latronico (Cor), Domenico Menorello (Civici e Innovatori), Alessandro Pagano (Lega Nord), Antonio Palmieri (fI) , Eugenia Roccella (Idea) e Francesco Paolo Sisto (Fi).

Marco Cappato dei Radicali ha parlato di un “primo importante risultato” ma ha espresso preoccupazione per il rischio legato ai ritardi causati dall’obiezione di coscienza. Ha inoltre affermato: “Chiunque ha il diritto di rifiutare qualsiasi trattamento. Non è l’emendamento ad affermarlo, ma si tratta di un diritto già sancito dalla Costituzione. La legge è un passo positivo, perché i principi cardine ci sono, ma sono state introdotte una serie di annotazioni con un dettaglio eccessivo, che mi sembrano la dimostrazione di un timore reverenziale rispetto alla classe medica”.