La corte d’Appello di Washington ha annunciato di avere respinto per il momento il ricorso presentato dal governo Usa mirato a reintrodurre il provvedimento che vietava l’ingresso nel Paese ai rifugiati e ai cittadini provenienti da sette Paesi a maggioranza musulmana (Iran, Siria, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen e Libia). Il decreto “anti-immigrati” è stato criticato dai procuratori di 16 stati e sospeso temporaneamente dalla sentenza del giudice James Robart. Ieri, a tempo record, la corte d’appello federale ha bocciato il ricorso presentato dal dipartimento americano della Giustizia contro la decisione del giudice. Per adesso, dunque, la sentenza del giudice Robart resta in vigore. Trump sta così perdendo la sua battaglia sul Muslin Ban – come è stato definito – e il nuovo rifiuto dei giudici è un altro schiaffo clamoroso alla politica sui migranti del neo presidente. Secca e immediata è stata la risposta di Trump che su twitter ha scritto: “Ho detto agli agenti della sicurezza di controllare bene chi arriva negli Usa. I tribunali mi stanno rendendo il lavoro difficile. Non ci credo che un giudice possa mettere il Paese in un pericolo simile, se qualcosa succede incolpate lui e il sistema giudiziario”.

16 Stati e i colossi della new economy contro il bando anti-Islam 
Sedici Stati – tra cui quello di New York e la California – hanno presentato alla corte di appello di San Francisco un documento in cui si schierano contro il Muslim Ban. Contro il provvedimento si sono schierati anche 97 giganti della new economy tra cui Apple, Facebook, Google, Twitter e Microsoft perché – spiegano – “Colpisce le nostre strategie”.

L’Iran ci ripensa
In risposta al bando di Trump, l’Iran aveva deciso di chiudere le frontiere ai cittadini americani, impedendo alla squadra americana di wrestling di partecipare alla Freestyle World Cup in programma il 16 e 17 febbraio a Kermanshah. Ieri il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran ha annunciato che la decisione è stata revocata e che i permessi verranno rilasciati.

Ancora proteste in tutti gli Stati Uniti
L’ultima protesta è stata quella del Moma di New York, uno dei più celebri musei del mondo, che ha deciso di esporre le opere degli artisti dei Paesi colpiti dal bando. E ieri, A Palm Beach, in Florida, dove il presidente Usa si trova per il fine settimana, circa 3mila persone hanno manifestato per la cosiddetta Marcia per l’umanità, una giornata di proteste contro Trump che si sono svolte in tutto il Paese.

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