È costato circa 30 mila euro di soldi pubblici e il bando lo ha vinto un anno fa l’associazione cattolica Age, Associazione italiana genitori, partecipanti entusiasti dell’annuale Family day di Roma. Ma è stato un clamoroso flop. È il cosiddetto Sportello famiglia, ribattezzato No-Gender, voluto dalla Regione Lombardia per contrastare e controllare tutte le iniziative dedicate ai temi dell’omosessualità e del “genere” nelle scuole. Alfieri della crociata ultraconservatrice sono stati Cristina Cappellini, assessore regionale alle Culture e alle Identità, e il presidente Roberto Maroni, ora al centro di uno scontro tra giunta e Movimento 5 Stelle. Dopo neanche un anno il progetto è fallito e non riceverà ulteriori fondi. A dichiararlo è il capogruppo pentastellato della Lombardia Andrea Fiasconaro che dice: «Nel bilancio regionale sono stati cancellati i fondi per il finanziamento di questo sedicente sportello voluto da Roberto Maroni e dalla maggioranza che amministra la Lombardia: la prova provata dell’inutilità di questo sportello».

Per Cristina Cappellini i fondi non sarebbero stati cancellati e questo sarebbe solo un tentativo del M5S di fare campagna elettorale. Non si è fatta attendere la risposta di Fiasconaro che conferma di non aver visto tracce di fondi: «La realtà è che nel bilancio che la Giunta regionale ha trasmesso al Consiglio regionale non esistono finanziamenti per lo sportello. Siamo disponibili a mostrarle le voci di bilancio, prima di parlare ci siamo documentati». Lo sportello era stato annunciato tra le polemiche e gli sberleffi del web nel mese di settembre 2016.
