In Italia sono 215 mila le aziende agricole a conduzione femminile. Le imprenditrici under 35 sono cresciute del 10% solo nel 2018. I dati sono forniti da Coldiretti che quest’anno ha premiato con l’Oscar Green 2018 Valentina Stinga, 29 anni: dopo una laurea alla Bocconi di Milano è tornata a Sorrento, la sua città natale, e conduce la sua azienda Rareche, “radici” in napoletano. Coltiva con metodi naturali ortaggi di stagione che vende on line e consegna personalmente a domicilio.

Tra le nuove generazioni, molte donne in Italia scelgono l’agricoltura, così l’imprenditoria femminile sta conquistando l’agroalimentare del Bel Paese. Nel settore sono il 27% della forza lavoro, contro una media del 21% in Europa e sono il 32% dei giovani imprenditori, secondo i dati di Slow Food.

Non sempre si tratta di scelte dettate da una storia agricola familiare. In tante lasciano lavori ben retribuiti nelle grandi città per una nuova vita in campagna. E’ il caso di Agrilife in provincia di Trento: qui, Moira Donati a 30 anni ha lasciato l’impiego di responsabile dell’ufficio risorse umane di un’azienda pubblica. Un’asina che le è stata regalata dal suo compagno l’ha convinta a dare una svolta green alla sua vita.

COME INVESTIRE IN NATURA

Una laurea in agraria anche triennale, corsi specialistici e di formazione base sono necessari per ottenere il titolo di “imprenditore agricolo professionale”, Iap,  indispensabile per avviare l’attività e ricevere fondi comunitari. Per scrivere un progetto è utile farsi aiutare da esperti e dalle associazioni di categoria. L’Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, pubblica una banca dati on line: si tratta di una mappatura dei terreni agricoli pubblici a disposizione dei giovani che vogliono investire (ismea.it). Per le start up, vi sono bandi europei di primo insediamento e le Regioni erogano aiuti economici.
La natura detta i tempi dei raccolti, ma il successo arriva con il tempo, la fatica e la creatività.