Ultim’ora: È stato arrestato il direttore del porto. Scontri e proteste vicino al Parlamento, la polizia usa lacrimogeni. Sabato è prevista una grande manifestazione antigovernativa nel Paese.

Trent’anni dopo la fine del conflitto e le tante crisi che hanno dilaniato il Paese, martedì 4 agosto il Libano è tornato a vivere i peggiori incubi della guerra civile. Prima un incendio con numerose esplosioni, poi la tremenda deflagrazione nella zona del porto hanno sconvolto, verso le 17, Beirut con interi quartieri devastati, facciate di palazzi polverizzate e abitanti in fuga: il bilancio, ancora provvisorio, è di 135 morti accertati, 100 dispersi, 5 mila feriti e 300 mila sfollati. Gli ospedali sono stracolmi, tre di questi sono completamente distrutti mentre altri due lo sono parzialmente. L’esplosione – secondo alcuni testimoni – è stata udita fino a Cipro, a distanza di 200 chilometri.

Secondo la versione ufficiale riferita dal presidente del Libano, Michel Aoun, a provocarla è stato un incendio in un deposito nel porto dove erano immagazzinate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, sequestrate diversi anni fa da una nave. Sono stati arrestati tutti i funzionari del porto della città che dal 2014 erano responsabili dello stoccaggio della sostanza e della sua sicurezza.

Foto: Twitter

Hanno negato qualunque coinvolgimento sia Israele che Hezbollah. Tuttavia, un filo rosso pare legare l’esplosione con l’autobomba che 15 anni fa (era il 14 febbraio del 2005) uccise Rafiq Hariri, la cui morte mise fine all’occupazione siriana del Libano e cambiò la storia del Paese. In questi giorni in Libano la tensione è molto alta perché venerdì il Tribunale speciale dell’Onu emetterà il verdetto per l’omicidio dell’ex ministro libanese. Il processo vede imputati quattro membri di Hezbollah con l’accusa di “complotto a fini terroristici e omicidio preterintenzionale”. Nel processo sono coinvolti anche la Siria e il movimento sciita di Hassan Nasrallah, alleato di Bashar al Assad alla cui influenza Hariri avrebbe voluto sottrarre il Libano. Fonti libanesi riportano che poco prima dell’esplosione e non lontano dal porto, l’ex primo ministro Saad Hariri (figlio di Rafiq) stava tenendo una serie di incontri con alti ufficiali, tra cui il Capo di stato maggiore. Ad ora, però, non esistono prove concrete di un collegamento tra le due esplosioni.

Al Jazeera ha riferito che una nave civile italiana, la Regina d’Oriente, attraccata vicino al luogo dell’esplosione, è stata totalmente distrutta dall’esplosione. (Foto copertina: Twitter)

Le immagini dell’esplosione