Pillon, Sgarbi, Di Maio, Adinolfi, ma anche Pippo Civati ed Emma Bonino. Ecco i nomi celebri che non entreranno nel nuovo parlamento.

Con il voto del 25 settembre, molti big della politica non prenderanno parte alla prossima legislatura dopo essere stati sconfitti nei collegi uninominali e non essere più ‘ripescabili’ attraverso i collegi plurinominali, poiché i loro partiti non hanno raggiunto la soglia di sbarramento, fissata al 3%. I più illustri? Non entra Alternativa per l’Italia guidata da Mario Adinolfi, con all’interno l’ex CasaPound Simone Di Stefano.
Anche Unione popolare, lista di sinistra radicale guidata da Luigi De Magistris, non ha raggiunto la soglia del 3% e si è fermata all’1,5%. Stessa sorte per Italexit di Gianluigi Paragone che ha avuto appena l’1,8%.
L’esclusione più discussa è quella di Luigi Di Maio, che perde la sfida diretta a Napoli Fuorigrotta con il 5stelle Sergio Costa, ex ministro dell’ambiente, e resta fuori dal Parlamento. Il Ministro degli Esteri e leader di Impegno Civico non potrà essere un deputato attraverso i collegi plurinominali perché il suo partito non ha raggiunto il 3% (ha avuto appena lo 0,5%). Nello stesso collegio, è andata addirittura peggio alla salernitana Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale nel Governo Draghi, da poco fuoriuscita da Forza Italia per passare ad Azione, che ottiene soltanto il 7,10% ed è fuori dal Parlamento.

Pippo Civati ha provato a rientrare in Parlamento con Possibile, capolista nel secondo collegio plurinominale dell’Emilia Romagna (quello di Bologna), ma non è andato oltre il 4,8% con l’alleanza Verdi-Sinistra (centrosinista al 36%, centrodestra al 37%).
Simone Pillon, ex senatore leghista ultra cattolico, divenuto celebre per le sue invettive contro gay, aborto e diritti civili resterà fuori dal Senato, essendo stato bocciato in Umbria.

Simone Pillon (Lega) sconfitto in Umbria

Resta fuori anche Vittorio Sgarbi, sconfitto da Pierferdinando Casini nel collegio uninominale di Bologna e non potrà rientrare attraverso i collegi plurinominali perché il suo partito, Noi Moderati, si è arenato intorno all’1%, ben lontano dalla soglia del 3%.
Niente da fare per +Europa, che si è fermata al 2,94%, ad un passo dalla soglia. Emma Bonino però ha chiesto il riconteggio delle schede, ma la leader radicale è anche stata sconfitta nel collegio uninominale di Roma Centro al Senato, vinta dal centrodestra con Lavinia Mennuni (36,4%). Bonino con il 33,2% a sua volta ha superato Carlo Calenda, fermo al 14%, che però entrerà in parlamento grazie alla quota proporzionale, avendo ottenuto con la sua lista Azione il 7,6%.