Nel 2018 la legge per l’interruzione di gravidanza era passata alla Camera ma, in seconda lettura al Senato, era prevalso il no. Questa volta il disegno di legge è stato approvato definitivamente anche grazie ad alcune modifiche al testo originario, come il contestato inserimento dell’obiezione di coscienza, e soprattutto al sostegno esplicito del partito al governo. Con 38 voti a favore, 29 contrari e un astenuto, il Senato argentino ha approvato la legge che rende legale l’interruzione di gravidanza. Il diritto all’aborto è finalmente riconosciuto per tutte le donne argentine, dopo 15 anni di battaglie e ben otto proposte di legge, tutte respinte, presentate dal movimento “La Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito”. Il simbolo dei collettivi femministi per la depenalizzazione e la legalizzazione dell’aborto sono i fazzoletti verdi (pañuelos).

Buenos Aires. Attiviste in piazza dopo l’approvazione della legge.

La legge approvata prevede la penalizzazione delle donne e di chi pratica un aborto oltre le 14 settimane se non rientra nelle deroghe previste. Si prevede la possibilità di obiezione di coscienza individuale, ma di fatto anche di struttura e questo consentirà alle strutture ospedaliere private, spesso religiose, di non rispettare la legge. Un compromesso al ribasso, molto contestato dai movimenti femministi. In Argentina, prima dell’approvazione della nuova legge, si poteva interrompere volontariamente una gravidanza solo nel caso in cui fosse dovuta a uno stupro o mettesse in pericolo la vita della donna.

La legge è stata approvata nonostante la netta contrarietà della chiesa cattolica. A fine novembre sulla questione era intervenuto direttamente anche il Papa con una lettera in cui ringraziava le “mujeres de las villas”, una rete di donne antiabortiste, e le incoraggiava ad «andare avanti» dicendo che «il paese è orgoglioso di avere donne così».