“C’e’ chi l’amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione”, cantava Fabrizio De André. Era il 1967 e nessuno avrebbe mai immaginato che oggi, nel 2015, “il mestiere più antico del mondo” avrebbe portato a fatturati a sei zeri, grazie ad un complice tanto virtuale quanto reale: internet. E’ grazie al web infatti se prolificano i siti per escort che offrono prestazioni sessuali a pagamento senza distinzione di genere o età. Si tratta di portali che operano in Italia ma il cui dominio è registrato all’estero, proprio per eludere i controlli, la cui portata ha raggiunto dimensioni tali da giustificare studi universitari. Secondo il dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università degli studi di Trento ogni giorno vengono pubblicati 2676 annunci di escort. Si stima che siano 130mila gli italiani che mensilmente si rivolgono alle 9750 prostitute che si pubblicizzano online, ma la stima è indicativa e giocata al ribasso.

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Il rapporto chiosa con la previsione di 390mila prestazioni sessuali al mese consumate a pagamento. Numeri per nulla impressionanti se confrontati a quelli del giro d’affari che muovono. Il prezzo medio per pubblicare un annuncio da escort è assolutamente a buon mercato: 100€ al mese che, moltiplicato per il numero di siti attivi nel nostro Paese e di annunci on line, porta alla considerevole stima di 50 milioni di euro l’anno di guadagno per i gestori delle piattaforme. Soldi naturalmente esentasse, dato che in Italia lo sfruttamento della prostituzione costituisce reato. Ma basta intestare il dominio ad un prestanome in Paesi come la Romania, dove tra l’altro la pressione fiscale è minore, per aggirare il problema e lasciare nel sommerso soldi che lo Stato italiano non vedrà mai. Già nel 2012 la Cassazione ha stabilito che la semplice pubblicazione di annunci di escort non costituisce reato e così gli imprenditori, stando ben attenti ad evitare qualsiasi intermediazione tra escort e clienti, operano indisturbati.

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Ce n’è per tutti i gusti: sempre secondo gli accademici dell’Università di Trento un annuncio ogni 76 minuti riguarda prostituzione gay, uno ogni 15 minuti quella trans e uno ogni 16 la prostituzione femminile. Le città del centro nord sono in prima linea con Milano, Roma, Monza, Firenze e Torino e, ovviamente, completa la classifica il centro sud: Frosinone, Napoli, Bari e Palermo sono le città in cui più spesso si naviga alla ricerca di un escort, senza distinzione di genere. E se è vero che nel mondo la parola “escort” – nella sola accezione riferibile alla prostituzione – viene cliccata una volta ogni 15 secondi, si capisce che forse è proprio questa zona d’ombra, l’impalpabile sostanza del web, a rendere tutto ancor più eccitante, solleticando le fantasie nell’intimità delle mura domestiche, garantendo l’anonimato. Resta da chiedersi se il giro di affari legato alla cyber prostituzione, una volta legalizzato e sottoposto a controllo fiscale, continuerebbe a vantare gli stessi primati. Interrogativi destinati a non ricevere alcuna risposta in un paese come l’Italia, vittima da sempre di innumerevoli ipocrisie. Almeno per il momento.

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(Foto: Pixabay)

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