Si aspettavano probabilmente folle oceaniche gli organizzatori del Family day che si è svolto ieri, a Roma, al Circo Massimo. Ma così non è stato. Nonostante gli annunci dal palco – “Siamo due milioni” – i numeri reali raccontano tutt’altro. Perché? Il Circo Massimo è lungo 621 metri e largo 118, con una superficie pari a circa 73.300 mila metri quadrati. Non considerando gli spazi occupati dal palco e dagli stand e moltiplicando per 3 persone ogni metro quadrato, il risultato calcolato per eccesso è di circa 293.000, ovvero la stessa capienza massima citata dalle fonti istituzionali. Una cifra raggiungibile – difficilmente – nei casi migliori. Eppure la piazza del Family Day era piena a metà e per un terzo è chiusa per lavori in corso. Nulla di paragonabile a quel 22 giugno del 2014, quando i Rolling Stones avevano riempito il Circo Massimo: i biglietti venduti in quell’occasione erano stati appena 77.000.

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UNA BRUTTA PAGINA PER I MEDIA ITALIANI
Da Repubblica al Corriere della Sera, è stata una sorprendente gara della disinformazione. I due milioni citati dagli organizzatori sono stati la cifra ufficiale riportata nei titoli dei maggiori quotidiani on line. Stupisce che solo in pochi abbiano verificato la cifra reale, così come stupisce il ritardo della Questura nel fornire le stime. La smentita sui numeri, sulle principali testate sul web, è arrivata solo in serata, dopo le tante proteste dei lettori. Un’altra brutta pagina per i media italiani che hanno però raccontato, seppure in pochi, la mancanza di conoscenza del ddl Cirinnà, bersaglio del Family Day, da parte di molti dei partecipanti intervistati, avvicinati dai giornalisti nonostante il divieto “suggerito” dagli organizzatori ai militanti di parlare ai cronisti.

Non sono bastati gli sconti – tra le polemiche – di Italo Treno per riempire la piazza. Nè l’imponente presa di posizione della Cei, del Vaticano – al di là della freddezza di papa Francesco – e delle tante parrocchie mobilitate in massa. Non è bastata la gara di menzogne e il terrorismo mediatico dalla politica e dalla stampa di destra e di quella cattolica sul ddl Cirinnà (che qui vi abbiamo raccontato).

LA POLITICA IN PIAZZA
Come prevedibile è stata una piazza molto politica, seppure con pochi esponenti di partito. A cominciare dallo striscione più grande: “Renzi ci ricorderemo”. Un tentativo di intimidire e spaventare il Pd e la maggioranza di governo – a pochi mesi dalle amministrative – più che uno slogan.
In piazza era presente l’estrema destra di Casa Pound, molte parrocchie e tutto il centro destra quasi al completo. Presenti anche il ministro dell’ambiente Galletti e alcuni deputati “cattolici” del Pd, come Giuseppe Fioroni. Ha annunciato pieno sostegno il vicepremier Angelino Alfano che in mattinata ha ricevuto e “dato il benvenuto” agli organizzatori. Nel centro destra, erano assenti Salvini e Berlusconi, ma presenti molti altri. Da Maurizio Gasparri a Renato Brunetta, da Daniela Santanchè a Giorgia Meloni che ha annunciato di essere incinta. Per lei è stato un boomerang sui social: alla leader di Fratelli d’Italia (abbandonata dal padre quando era molto piccola) in tanti hanno fatto notare di non essere sposata e le hanno chiesto se per caso non avesse sbagliato piazza. Intanto è diventato virale sui social il frame tratto dall’intervista di SkyTg24 a Giorgia Meloni: le sue parole in cui afferma che i bambini hanno bisogno di un padre e una madre stridono con il sottopancia che scorre e racconta il dramma di un uomo che in Umbra oggi ha ucciso i suoi figli a coltellate e si è poi suicidato.

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I SOCIAL E I GRANDI MARCHI PER I DIRITTI

Nelle stesse ore in cui migliaia di militanti raggiungevano il Circo Massimo, decine di migliaia di utenti hanno corretto la propria immagine profilo con i colori dell’arcobaleno o con la scritta #FamilyEveryDay, ironizzando sulla doppia morale dei tanti presenti: dai parlamentari sposati più volte, divorziati, al leader del Family Day Adinolfi, sposato 2 volte, di cui l’ultima a Las Vegas. E non manca chi ricorda i tanti scandali del Vaticano, presente indirettamente in piazza, ma anche nelle aule dei tribunali nei casi di pedofilia o in quelli legati a Vatileaks.
Intanto, molti grandi marchi si sono schierati a favore dei diritti delle coppie glb. Da Coop ad Althea, da Ikea a Ebay, da Real Time a D Max e Radio Capital, fino a Dolce & Gabbana che – smentendo la contrarietà alle nozze gay annunciata un anno fa – hanno lanciato borse raffiguranti famiglie arcobaleno.

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