Cinque arresti tra Roma e Latina. La Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e la Digos hanno smantellato ieri la rete italiana di Anis Amri, il killer di Berlino, ritenuto responsabile dell’attentato del 2016 in cui sono morte 12 persone. L’uomo è stato ucciso dalla polizia, tre giorni dopo, a Milano. Per i cinque uomini, le accuse sono di addestramento e attività con finalità di terrorismo internazionale nonché associazione per delinquere finalizzata alla falsificazione di documenti ed al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ed oggi un altro uomo, un 19enne marocchino è stato fermato a Cuneo. Dalle intercettazioni sono emerse espressioni del tipo “tagliare la gola e i genitali” riferite agli “infedeli“ occidentali. Uomini sempre più isolati e radicalizzati. Come i jihadisti di oggi. 

Nonostante l’Isis sia ormai ridotto ai minimi termini dal punto di vista geografico, è ancora vivo il rischio che altri attentati possano essere messi in atto da fanatici, miliziani in fuga, cellule dormienti o foreign fighters di ritorno. Il Dipartimento per la sicurezza e la radicalizzazione per i governi di Italia, Stati Uniti e Israele, ha tracciato un identikit del miliziano dell’Isis. Eccolo.

IDENTIKIT DEL MILIZIANO ISIS

IL SUO STATO (ISLAMICO)

Dopo la caduta a giugno della capitale irachena (Mosul) e, ad ottobre, di quella siriana (Raqqa), l’Isis è ridotto oggi ai minimi termini. Quasi scomparso dalla geografia politica, il sedicente Stato Islamico non ha più un territorio. Nel periodo di massima espansione l’Isis ha governato su circa 8 milioni di persone.

GLI OBIETTIVI

I civili sono l’obiettivo del miliziano jihadista. Lo scopo è continuare a seminare il terrore tra gli infedeli. Non solo in Occidente. Il 75% delle sue vittime infatti riguarda 5 paesi: Siria, Iraq, Nigeria, Afghanistan e Pakistan.

NON SOLO ISIS

Ma anche Boko Haram in Nigeria e i gruppi di Al Qaeda che combattono ancora in Medioriente, soprattutto in Siria e Iraq. Oggi ne fanno parte anche ex combattenti dello stato islamico: alcuni si sono riciclati tra le milizie ribelli islamiste che combattono il regime di Assad. Molti sono stati uccisi o catturati dalle forze governative e curde, altri continuano a combattere nelle poche aree ancora sotto il controllo di Daesh. E poi ci sono i foreign fighters, i “fondamentalisti di casa nostra”, su cui i membri dell’Isis contano per colpire le nostre città.

IL DENARO

Le formazioni terroristiche sono strutturate come delle vere e proprie multinazionali del terrore, con modelli di business e budjet. Il denaro arriva attraverso attività lecite e illecite. Come la corruzione, il contrabbando di merci (alcol e sigarette) e armi, il traffico di droga e la tratta di esseri umani. Solo grazie a rapimenti e riscatti, l’Isis si stima che abbia guadagnato 35-45 milioni di dollari l’anno. Il denaro è stato lo strumento con cui tanti miliziani sono stati reclutati: la promessa di un benessere mai conosciuto e di stipendi molto più alti di quelli che percepivano prima ha convinto tanti ragazzi ad aderire al jihad.

IL DOPO ISIS

La caduta dell’Isis potrebbe spingere i suoi miliziani verso altri paesi, anche in Occidente, per destabilizzare con attentati terroristici o kamikaze. La guerra contro i jihadisti aveva, inoltre, funzionato da collante tra i tanti attori che in questi mesi hanno ricominciato a fronteggiarsi per il controllo del Medioriente. Come in Siria, dove la guerra infiamma il paese da 7 anni. Sono oltre mezzo milione i morti, finora.



Di Mauro Orrico
Salentino di origine, romano di adozione, è laureato in Scienze Politiche (La Sapienza) con Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Ha lavorato per Rai3 e La7d. Da 12 anni è anche organizzatore di eventi di musica elettronica e cultura indipendente. Nel 2014 ha fondato FACE Magazine.it di cui è direttore editoriale..