In Turchia si è votato nell’ultimo periodo praticamente ogni anno. E da ben 17 anni il partito conservatore del presidente Recep Tayyip Erdogan ha sempre avuto successo in ogni competizione elettorale; le prossime saranno nel 2023. Lo scorso 31 marzo, però, il partito del presidente ha patito una pesante sconfitta alle elezioni municipali, perdendo i due “feudi” Ankara e Istanbul, oltre ad alcuni centri minori come Smirne e Antalya.

L’elezione del nuovo sindaco di Istanbul è stata poi annullata a maggio, con una contestatissima decisione dell’authority per le elezioni (Ysk). L’annullamento del trionfo di Ekrem Imamoglu, candidato dell’opposizione laica, è stato percepito come un’ingiustizia che ha fatto crescere la sua popolarità. Ieri, domenica 23 maggio, Imamoglu ha vinto (di nuovo) con oltre il 60%. Binali Yildirim, candidato a sindaco del partito del presidente, ha riconosciuto la sconfitta.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan

Il voto di domenica era particolarmente atteso e importante per Erodagn, che ha sempre ripetuto “chi perde Istanbul perde la Turchia”. La città è il cuore pulsante dell’economia turca, produce il 31% del Pil del Paese ed è un centro logistico fondamentale sul Bosforo.

Per Erdogan, le elezioni amministrative del 31 marzo e quelle di ieri sono uno smacco. Mentre la Turchia è travolta da una crisi economica profonda, il Paese cambia, così come il consenso verso il “Sultano” che negli ultimi anni ha accentrato nelle sue mani tutti i poteri. Non è bastata la stretta sulla stampa: nell’indifferenza del mondo occidentale, in Turchia vengono chiusi media e giornali ogni giorno. Eppure qualcosa è cambiato.

LE ELEZIONI DI MARZO

Non solo Istanbul. Il 31 marzo scorso, il candidato sindaco socialdemocratico ha conquistato la capitale Ankara.
I repubblicani progressisti hanno vinto anche a Smirne, Antalya e in ben 7 città sulle 12 più grandi della Turchia. Inoltre, nel sud est dell’Anatolia, la formazione filo curda è tornata a conquistare tutti i centri maggiori e i comunisti hanno vinto nel primo capoluogo di provincia.

Erdogan continua, tuttavia, ad essere forte nella Turchia profonda delle province del sud e dei piccoli centri. A livello nazionale, il presidente turco e il suo partito, l’Akp, hanno ottenuto circa il 45% dei consensi (più del 50% in coalizione). Il sultano ha stravinto in Anatolia: 57%, contro il 37% dell’Alleanza di sinistra e curda. Ma nel resto del paese è cresciuta l’opposizione: il socialdemocratico Chp è andato sopra il 30%, i liberal-conservatori dell’Iyi hanno permesso alla coalizione di avvicinarsi al 40% e la sconfitta nelle grandi città ha assunto un valore più che simbolico.