L’Afghanistan è tornato indietro di 20 anni: rinasce l’Emirato Islamico. I talebani hanno promesso la riconciliazione nazionale, ma nel Paese dilagano paura e proteste, represse nel sangue. Migliaia ogni giorno in fuga verso l’aeroporto.

L’Afghanistan è tornato nelle mani delle milizie talebane. Dopo la resa delle forze di sicurezza afghane e la fuga del presidente Ashraf Ghani, che è scappato in Uzbekistan con la famiglia, domenica 15 agosto il gruppo radicale islamista è entrato a Kabul e ha occupato il palazzo presidenziale. Il Mullah Abdul Ghani Baradar, uno dei leader talebani più anziani, ha dichiarato la rinascita dell’Emirato Islamico di Afghanistan.

Nella sua prima conferenza stampa, il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid ha promesso l’amnistia e ha rassicurato riguardo al tema del ruolo delle donne in Afghanistan, che saranno coinvolte nel governo, ma nel rispetto della Sharia. Nonostante le promesse, però, la situazione nel Paese è molto diversa: i talebani hanno annunciato la riconciliazione nazionale, ma a Kabul e nelle altre regioni dilagano le proteste represse nel sangue, tra spari sulla folla e morti. Molte attiviste si sono chiuse in casa per la paura di violenze e ritorsioni e continua ogni giorno la fuga di migliaia di uomini, donne e bambini verso l’aeroporto di Kabul.

Zabihullah Mujahid. Foto © AFP
L’intervento di Joe Biden

Non ha fatto marcia indietro, invece, il presidente Usa Joe Biden, travolto dalle critiche – anche in casa – sulla gestione disastrosa del ritiro delle truppe dall’Afghanistan, decisa dalla precedente amministrazione Trump. Per gli Stati Uniti si tratta di una sconfitta storica, mentre secondo un recente sondaggio è crollato di 20 punti il sostegno degli americani al rientro dei militari  (dal 65% al 45%) e per la prima volta è sceso al 49% il gradimento verso Biden.

Joe Biden

«Non volevamo costituire uno Stato democratico in Afghanistan ma fare un’operazione antiterrorismo»: così ha detto il presidente Usa Joe Biden nell’atteso discorso pronunciato alla Casa Bianca, difendendosi dalle accuse di aver contribuito alla vittoria dei talebani con il ritiro delle truppe. «Soldati americani non potevano più morire in una guerra che Kabul non sa combattere» ha proseguito. «Abbiamo dato tutti gli strumenti, ma non possiamo dare la volontà di combattere. La scelta che avevo era proseguire l’accordo negoziato da Donald Trump con i talebani o tornare a combattere».

Kabul, tra terrore e caos

La presa di Kabul ha provocato scene di panico in città, con migliaia di afghani e cittadini stranieri in fuga ogni giorno verso l’aeroporto internazionale della capitale nel tentativo di lasciare l’Afghanistan. Immagini di disperazione sono state pubblicate fin dal 15 agosto su twitter da cittadini e giornalisti. Il dramma degli afghani in fuga è nelle scene strazianti dei cittadini aggrappati ai carrelli dell’aereo militare Usa, che poi precipitano nel vuoto. (Foto copertina © M. Nohassi – Unsplash)