Treccani lo definisce il «trionfo dell’indistinto, dell’omogeneo sempre mutevole, del senza radici». Il 2017 che sta per chiudersi è stato anche l’anno del «gentismo», termine entrato ufficialmente nella lingua italiana. Per molti è l’ultima deriva, forse la più ingenua ma anche inquietante, dell’antipolitica di casa nostra. Più semplicemente, il gentismo è la demagogia spicciola. Quella basata sulle bufale, sul sentito dire, sul passaparola senza fondamento. L’incompetenza che ha comunque diritto di parola e di giudizio, mista ad una massiccia dose di odio e indignazione. Viaggia sul web, prima ancora che nella vita reale. Un tempo si sarebbe liquidato il tutto come insolenti chiacchiere da bar. I tuttologi del nulla sarebbero stati smontati vis-à-vis dall’intellettuale di turno, pronto a fornire dati più o meno reali azzittendo, forse, l’insolente bufalaro.

In foto: le barricate di Gorino contro l’arrivo di 12 migranti.

Un anno dopo le barricate di Gorino contro l’arrivo di 12 migranti, alcuni abitanti hanno dichiarato alla stampa di essersi pentiti, di essere stati strumentalizzati e usati per fini politici da gente che con Gorino non aveva nulla a che fare. Chi l’avrebbe detto. Eppure l’odio sociale generato da quella piazza – agli occhi di molti, quanto meno surreale – ha iniziato a correre sul web come un fiume inarrestabile. E tanti piccoli paesi hanno imitato quelle barricate, per la gioia dell’ultra destra di turno. Poco prima era arrivato il Movimento dei Forconi, poi la storia di Graziano Stacchio, le proteste contro le scie chimiche e le menzogne contro il fantomatico Gender che ancora imperversano in tante scuole e tra le chat di tanti genitori. Tutte storie fondate sul sentito dire e su un’ignoranza che crede a tutto ciò che sia percepito in contrasto con il potere costituito. Così il «gentismo» uccide ogni giorno quel che resta della competenza, della preparazione, della (buona) politica che non guarda in faccia a pregiudizi, paure e preconcetti.

Lo racconta bene anche Leonardo Bianchi, cronista che da anni scrive delle più improbabili manifestazioni in strada, e pubblica con Minimum Fax il suo primo libro, La Gente – Viaggio nell’Italia del risentimento. Una guida utile e attenta che descrive quell’Italia che crede a tutto ciò che sia anti-sistema, anti-istituzionale. La rabbia che costruisce e supporta menzogne e, in nome del “culto del territorio” (come lo definisce lo stesso autore) dà vita a manifestazioni di aperta xenofobia, con tutta la strumentalizzazione politica che ne deriva. Per la gioia dei Salvini, Meloni, Casapound e Forza Nuova. Quella politica che usa il gentismo per autoassolversi e legittimare i peggiori slogan, sdoganando il peggio, dentro e fuori di noi.