In questi tre mesi di proteste che stanno scuotendo il Cile, migliaia di donne hanno attraversato le strade di Santiago e di altre città del Paese. Lo hanno fatto vestite di nero e in silenzio, stringendo fiori bianchi tra le dita e sventolando bandiere del Cile senza colori, per ricordare le decine di persone che hanno perso la vita durante gli scontri tra manifestanti e polizia. Le marce delle Mujeres de Luto hanno lo scopo di onorare le vittime, ma anche di denunciare le brutalità commesse dalle forze di sicurezza.

Lo scorso 30 dicembre la Cidh, istituzione dipendente dall’Osa, ha espresso la sua “preoccupazione” per il reiterarsi di “episodi di violenza e di uso sproporzionato della forza da parte della polizia cilena nel contesto delle proteste sociali delle ultime settimane”. Secondo la Cidh in totale sono “almeno 29” i morti riconducibili all’ambito delle manifestazioni iniziate il 18 ottobre scorso.

Mujeres de Luto

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha denunciato molteplici violazioni delle norme e degli standard internazionali sull’uso della forza. L’Alto Commissariato, guidato dall’ex presidente cilena Michelle Bachelet, durante la sua missione, ha documentato 113 casi di tortura, 24 casi di violenza sessuale contro donne, uomini e adolescenti minorenni ad opera delle forze militari e di polizia (carabineros). Oltre 15 mila persone sono state arrestate. Delle 442 denunce penali presentate dall’Indh per conto di vittime di abusi, 341 si riferiscono ad accuse di tortura e trattamento disumano e 74 ad abusi sessuali.

Il Cile è in piazza da tre mesi contro le disuguaglianze crecenti, la corruzione diffusa e il peggioramento dei servizi pubblici. Lo scorso 18 ottobre 2019, un aumento di 30 pesos del prezzo del biglietto dei trasporti pubblici è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Secondo i dati della Banca Mondiale, il Cile risulta essere il secondo paese più ‘disuguale’ al mondo, dopo il Qatar.

La rivolta delle donne è solo uno dei volti di un paese che non vuole arrendersi alla repressione. Sono donne coraggiose per le quali, una volta arrestate, non è affatto raro subire molestie o violenze sessuali. A peggiorare ulteriormente il quadro ci sono le organizzazioni di ultradestra: nel 2018 tre donne, scese in strada per manifestare a favore della liberalizzazione dell’aborto, sono state accoltellate a Santiago da militanti neonazisti.