Sono stati incriminati e arrestati tutti gli agenti coinvolti nell’omicidio di George Floyd, l’afroamericano morto a Minneapolis dopo che un poliziotto gli ha premuto il ginocchio sul collo. Per l’agente Derek Chauvin, 44 anni, da 19 anni in polizia, intanto l’accusa si aggrava: da omicidio colposo diventa di omicidio volontario. L’agente è stato altre volte coinvolto in sparatorie, uso eccessivo della forza e violazione delle regolari procedure.
L’episodio, ripreso da un video diventato virale, ha provocato un’ondata di sdegno in tutto il Paese, con manifestazioni in molte città, sfociate in episodi di violenza e saccheggi di negozi. Anche nelle ultime ore le proteste hanno attraversato gli Stati Uniti, ma senza le violenze di lunedì notte. In 42 città è scattato il coprifuoco, applicato anche a tutta l’Arizona. Il bilancio è molto pesante: 3 manifestanti morti, almeno 60 agenti feriti, oltre 10mila persone fermate. Anche la figlia del sindaco di New York Chiara de Blasio è finita in manette.
Mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump invoca il pugno di ferro contro i manifestanti, per la prima volta molti poliziotti aderiscono alle proteste: nel fine settimana, diversi agenti in varie città si sono uniti ai manifestanti marciando insieme a loro e, in diversi casi, inginocchiandosi. Anche lo sceriffo di Flint ha preso parte al corteo: “Andiamo là fuori per aiutare le persone, non per fare queste cose”, ha detto. I figli di Floyd, Quincy e Connie Mason, hanno partecipato alle manifestazioni a Bryan e hanno fatto appello ai manifestanti in tutto il Paese a evitare la violenza.
Travolto dalle accuse di aver politicizzato l’esercito, il capo del Pentagono Mark Esper ha preso le distanze da Donald Trump, sia dalla sua minaccia di usare le truppe per fermare le proteste, sia dalla sua controversa foto con la Bibbia davanti alla St. John Church, di fronte alla Casa Bianca, dopo aver fatto sgomberare la folla con lacrimogeni e proiettili di gomma.
In questi giorni, anche molte star dello spettacolo e dello sport si sono schierate sui social o sono scese in piazza contro il razzismo. Michael Jordan, il mito del basket, ha affidato a un post su twitter le proprie riflessioni sul caso Floyd: “Mi sento molto rattristato ma anche decisamente arrabbiato, e sono con coloro che stanno protestando contro il razzismo insensato che c’è nel nostro Paese nei confronti della gente di colore. Ma ora ne abbiamo avuto abbastanza. Le nostre voci, tutte insieme, devono mettere pressione ai nostri leader affinché cambino le leggi – ha continuato l’ex superstar dei Chicago Bulls -, oppure dobbiamo usare il nostro voto per provocare il cambiamento. Ognuno di noi deve essere parte della soluzione”.

Un altro grande artista, Ben Harper, ospite di Propaganda Live su La7, ha commentato così i tragici avvenimenti che infiammano in queste ore l’America: “Gli Stati Uniti stanno cercando di nascondere la cenere sotto il tappeto, questa storia continua da troppo tempo. Questa pratica è entrata nel DNA della nazione. Stiamo tornando indietro nel tempo”.