Il presidente Sebastian Piñera ha firmato il decreto che fissa al prossimo 26 aprile la data del referendum per decidere se cambiare la Costituzione. La consultazione popolare era una delle richieste del vasto movimento di proteste antigovernative iniziato lo scorso ottobre. La decisione di Piñera non placa tuttavia la rivolta dei giovani cileni, in piazza da settimane in un Paese dilaniato dalla crisi e dall’insoddisfazione generale che attraversa l’opinione pubblica, in modo trasversale.

Duri scontri fra dimostranti e polizia sono avvenuti ieri sera durante una manifestazione antigovernativa nella zona di Plaza Italia a Santiago del Cile, con un bilancio di un morto e numerosi feriti. Lo ha reso noto l’Istituto nazionale dei diritti umani (Indh) cileno. I vigili del fuoco hanno comunicato che un incendio, la cui dinamica non è ancora chiara, ha completamente distrutto il Cine Arte Alameda, definito dalla ministro della Cultura cilena, Consuelo Valdés, “un luogo fondamentale nella scena audiovisiva e musicale di Santiago”.

I motivi della rivolta

L’aumento del biglietto della metro a Santiago è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dietro la violenta insurrezione sociale scoppiata contro il presidente Piñera ci sono le diseguaglianze crescenti, l’accesso ai servizi sanitari e l’istruzione molto carenti, la concentrazione della ricchezza nelle mani di una minoranza, l’impunità per la corruzione diffusa. Negli ultimi anni, con i due governi di Michelle Bachelet ci sono stati dei miglioramenti del welfare, anche sotto la spinta delle proteste di piazza studentesche. Oggi, però, il Cile di Piñera è diventato il nuovo fronte caldo del Sudamerica.

Un milione in piazza a Santiago. (Afp-Corriere.it)

Poco tempo fa, il presidente – dallo scorso dicembre, alla guida di una coalizione di centro destra – aveva definito lo Stato latinoamericano “un’oasi di pace”. Ma secondo i dati della Banca Mondiale, insieme a Honduras, Colombia, Brasile, Guatemala, e Panama, è tra i cinque Paesi più diseguali al mondo dopo quelli africani.

Quello cileno di queste settimane è uno scenario fatto di incendi, scontri, stato d’emergenza, coprifuoco che da Santiago si è esteso ad altre città importanti del Paese, come Valparaiso, Concepcion e Iquique. In Cile, una situazione simile non si vedeva da decenni e riporta indietro ai tempi della dittatura di Pinochet.