Proteste e cortei in tutto il Paese contro la decisione di Putin di arruolare 300mila riservisti: finora, oltre 1700 arresti. Fuggono in migliaia: voli per l’estero esauriti e lunghe code ai confini.

«Non vogliamo morire per Putin»: in centinaia stanno scendendo in piazza in queste ore, in Russia, per protestare contro la guerra in Ucraina, dopo la decisione di Putin di reclutare 300mila riservisti, anche se i media indipendenti locali parlano di un milione di futuri soldati, una notizia però smentita dal Cremlino.

Finora, oltre 1.700 persone in 38 città sono state fermate: almeno 502 a Mosca e 524 a San Pietroburgo. Gli arresti però non fermano i cortei, mentre continua la grande fuga dal Paese di chi tenta di evitare l’arruolamento: i voli per l’estero sono esauriti e gli ultimi rimasti costano fino a 10mila euro. In un solo giorno oltre 11 mila uomini hanno lasciato la Russia in aereo, mentre lunghe code di auto si sono riversate ai confini con la Finlandia e la Georgia. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ammesso che tra la popolazione russa c’è stata «una reazione isterica alla mobilitazione». Intanto Berlino ha annunciato che è pronta ad accogliere i disertori russi.

Dopo l’avanzata di Kiev, che negli ultimi giorni ha riconquistato parte del territorio occupato dalle milizie russe, il regime di Putin inizia a dare segni di cedimento e anche alcune star si schierano contro la guerra. Come Alla Pugacheva, la più famosa cantante russa, che domenica ha sfidato Putin a inserirla nella lista dei “nemici del popolo”, chiedendo su Instagram: «la fine della morte dei nostri ragazzi per obiettivi illusori che fanno del nostro Paese un paria».

Le immagini delle proteste