Un’altra importante perdita per l’Isis: due giorni fa i curdi hanno liberato una roccaforte di Daesh, la cittadina strategica di Manbij. I jihadisti l’hanno dovuta abbandonare, con i 2.000 civili che avevano catturato ed usato come scudi umani, per proteggersi dai bombardamenti nella ritirata. La coalizione che ha liberato Manbij è curdo-araba sostenuta dagli Usa. Dalla Bbc, Salih Muslim, leader curdo siriano, ha affermato: “Dopo la liberazione di Manbij, i membri dell’Isis non potranno più viaggiare liberamente da e verso l’Europa”. Per Manbij infatti passano anche le uniche strade che dal nord arrivano ad Aleppo e alla “capitale” dell’autoproclamato Stato islamico, Raqqa. Dopo la liberazione di Manbij, i festeggiamenti hanno invaso le strade: le donne si sono tolte il burqa, molte lo hanno bruciato in piazza, tanti uomini si sono tagliati la barba e i bambini hanno giocato finalmente liberi.
L’operazione in un video su Facebook delle truppe di Syrian Democratic Forces
La battaglia di Manbij si chiude però con un bilancio gravissimo: 438 morti tra i civili, 205 dei quali uccisi dai bombardamenti della Coalizione internazionale a guida americana che ha messo fine a un assedio contro l’Isis cominciato a maggio. E mentre i jihadisti in fuga si starebbero – secondo fonti curde – ritirando a nord verso Jarablus con un convoglio di centinaia di mezzi, continua anche la guerra ad Aleppo, un’ottantina di chilometri a ovest di Manbij, nonostante la tregua quotidiana di tre ore annunciata dalla Russia. Qui, la situazione umanitaria è drammatica, tanto che ieri il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha ventilato la possibilità di un ponte aereo per rifornire la città di beni essenziali, in particolare di medicine.
LIBIA: SIRTE QUASI LIBERA
I jihadisti perdono terreno anche in Libia: da pochi giorni, Sirte è quasi libera mentre si attende nei prossimi giorni la liberazione totale. Proprio ieri le milizie fedeli al governo di unità nazionale che combattono per strappare all’Isis la sua roccaforte, hanno preso il controllo della stazione radio di Sirte, uno dei maggiori centri di propaganda dello Stato islamico, da cui venivano diffusi i messaggi di al Baghdadi e del portavoce al Adnani. La riconquista di Sirte rappresenterebbe una vittoria importante per il premier Serraj e per la colazione internazionale che lo sostiene, nonostante l’ostracismo dell’altro parlamento, quello di Tobruq, e l’altra guerra in corso, contro le milizie islamiste legate ad al Qaida.
IRAQ: RESISTONO MOSUL E RAQQA
Per l’Isis non va meglio neanche in Iraq, dove Daesh ha perso il 50% dei territori che controllava nel 2015, tra cui Tikrit, Ramadi e soprattutto la roccaforte Falluja liberata il 16 giugno, una perdita dal valore simbolico molto forte perché è stata la prima città a cadere sotto il controllo dei militanti dello Stato islamico nel gennaio del 2014. In Iraq, restano nelle mani dell’Isis solo Mosul e la “capitale” Raqqa. Lo scontro finale appare alle porte e potrebbe segnare la fine di Daesh.
Gli analisti della IHS Jane’s 360, un gruppo di esperti di difesa e sicurezza, riferiscono che l’Isis ha perso il 22 per cento del suo territorio, solo tra l’inizio del 2015 e la metà di marzo 2016. Ma le perdite maggiori stanno avvenendo, appunto, in queste settimane grazie soprattutto al massiccio intervento americano e al cambio di strategia di Obama, probabilmente in previsione del cambio presidenziale.
LE SCONFITTE DELL’ISIS E LA “REAZIONE” DEL TERRORE
Le sconfitte sul campo militare costringono l’Isis a nuove azioni nei luoghi pubblici in Occidente e nei Paesi che combattono Daesh. Alla perdita di territori in Libia, Siria e Iraq, il sedicente Stato Islamico risponde intensificando gli attacchi terroristici. Una strategia di propaganda e di immagine che ha lo scopo di nascondere le sconfitte militari. E mentre i governi europei, tra cui anche quello italiano, hanno annunciato l’intensificazione dei controlli alle frontiere in occasione delle vacanze di agosto, l’Fbi americana ha segnalato il rischio di diaspora per i terroristi in fuga dalla Siria.