Nel programma del centrodestra non c’è una sola parola sui diritti civili e da Meloni a Salvini continua a trionfare la retorica familista, nonostante siano (quasi) tutti separati o divoriati. Tutti vogliono la “famiglia tradizionale”. Ma non per loro.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e candidata premier per la destra italiana alle prossime elezioni politiche del 25 settembre, lo ha ribadito anche nell’ultimo confronto con Enrico Letta (Pd): la famiglia è solo quella tradizionale, fondata sul matrimonio tra “mamma e papà”. Per il centrodestra, da sempre, è un mantra e nel programma di governo non c’è una sola parola sul tema dei diritti civili. Nessuna tutela contro l’omotransfobia, nessun sostegno al matrimonio egualitario, nessun argine all’abuso dell’obiezione di coscienza dei medici sulla legge sull’aborto (che in alcune province italiane supera il 100%), nessuna legalizzazione dell’eutanasia (nonostante i 3milioni di voti raccolti dal referendum e oltre il 90% degli italiani favorevoli, da quanto emerge dai sondaggi).
E, soprattutto, “i bambini devono avere una mamma e un papà”. Gli studi degli ultimi 30 anni, tuttavia, sono molto chiari: l’orientamento sessuale e il genere dei genitori è ininfluente per la crescita dei bambini e delle bambine, quel che conta è la serenità e la capacità di dare affetto e stabilità. Senza considerare che i bambini che le coppie Lgbtq+ e i single vorrebbero adottare sono gli stessi che una madre e un padre biologico hanno abbandonato.

La destra italiana si schiera così dalla parte delle democrature dell’est, al fianco di Polonia e Ungheria, ed è sempre più lontana dai Paesi democratici occidentali e anche dai partiti conservatori europei, molto più liberal e laici. Proprio nelle ultime ore, è arrivato l’ennesimo endorsement di Giorgia Meloni al premier ungherese Orban, dopo il voto del parlamento europero che ha approvato, venerdì, a larga maggioranza (433 sì e 123 no) il rapporto che definisce l’Ungheria non più una democrazia.

Foto da facebook.com/giorgiameloni

Ma l’ultimo attacco di Giorgia Meloni ai diritti civili è sulla legge 194: solo giovedì, la leader di Fdi ha dichiarato di voler difendere il “diritto a non abortire”, un diritto in realtà già ampiamente garantito dalla norma. Intanto, nelle liste del partito spuntano militanti anti aborto come Maria Rachele Ruiu.

La società italiana però è cambiata e parlare di famiglia e amore solo all’interno di nuclei tradizionali è innanzitutto discriminatorio verso i single e le persone gay, lesbiche, trans, queer e intersessuali, e soprattutto non corrisponde alla realtà. Secondo i dati Istat, infatti, in Italia le famiglie tradizionali sono solo il 33%; 8,5 milioni di persone vivono sole e il 32,5% sono nuclei composti da un genitore e un figlio.

Resta, tuttavia, una insostenibile e inaccettabile ipocrisia di fondo: i tanto sbandierati “valori cristiani” nulla hanno a che fare con la vita privata dei leader in questione. Tutti o quasi sono separati, divorziati, single o gay e lesbiche non dichiarati o con matrimoni di copertura. Spesso con figli, nati da precedenti relazioni, o mai riconosciuti. Come Giorgia Meloni, che convive con un uomo più giovane, Andrea Giambruno, non sono sposati e insieme hanno una figlia. Matteo Salvini, dopo due figli avuti dall’ex moglie e dall’ex compagna e dopo essere stato con la presentatrice Elisa Isoardi, ora sta con Francesca Verdini e ha dichiarato che non intendono sposarsi. Poi c’è Silvio Berlusconi con la sua celebre storia personale fatta di famiglia, divorzi, tradimenti, cene eleganti, nipoti di Mubarak e bunga bunga. Recentemente ha inscenato un matrimonio simbolico, né civile né religioso, con Marta Fascina.

Dunque, a destra vogliono una famiglia tradizionale. Ma solo per gli altri.

 

Di Mauro Orrico
Salentino di origine, romano di adozione, è laureato in Scienze Politiche (La Sapienza) con Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Ha lavorato per Rai3 e La7d. Da 16 anni è anche organizzatore di eventi culturali e musicali. Nel 2014 ha fondato FACE Magazine.it di cui è direttore editoriale. E’ responsabile della comunicazione di ‘In Viaggio a Roma’ e del progetto ‘Scienza, Sostantivo Femminile’..