Da quando le donne hanno ottenuto il diritto al voto nel 1946, solo in 23 hanno ricoperto incarichi istituzionali importanti. Questa legislatura ha la presenza femminile in Parlamento più alta mai raggiunta, eppure la percentuale scende dal 30 al 16 per cento se si tratta di ruoli importanti. Oggi gli uomini ricoprono il 79 per cento degli incarichi istituzionali e ci sono solo tre sindache di capoluogo di regione. Meno del 47 per cento delle donne ha un impiego retribuito, contro il 65 per cento degli uomini. In Europa il rapporto è 63 e 75.

Sono dati che ben sintetizzano ciò che è la condizione lavorativa delle donne in Italia.
Nel libro di Sabrina Scampini, “Perché le donne valgono, anche se guadagnano meno degli uomini”, pubblicato da Cairo editore, l’autrice scrive, nelle prime righe: “Mancano 118 anni al giorno in cui uomini e donne raggiungeranno la parità. È un po’ come sapere che nel 2550 si potrà vivere per sempre in un’altra galassia”.
Pregiudizi, carenze di norme e politiche a tutela delle donne lavoratrici e della maternità: il dato è allarmante ed evidenzia ulteriormente l’arretratezza italiana. “Su 145 Paesi, siamo 111esimi nella classifica per quanto riguarda la partecipazione economica. Siamo i peggiori tra i Paesi sviluppati e non è semplice cambiare la situazione”, scrive la giornalista che ha collaborato in passato con Matrix e Quarto grado.
Rapportando l’Italia ai paesi del nord Europa il quadro che emerge è sconfortante: con 3 figli, in Svezia lavora il 76 per cento delle madri, in Italia il 35. Ma il dato che preoccupa maggiormente è quel 30 per cento di donne italiane occupate che lasciano il lavoro dopo la gravidanza.

Bianca Berlinguer, intervistata nel libro di Sabrina Scampini spiega: “per un uomo è complicato accettare che sia una donna a comandare, la donna deve affrontare i pregiudizi ancora forti sulla leadership femminile”.

Un anno fa, anche papa Francesco ha parlato di scandalosa “disparità di retribuzione tra uomini e donne”. Dal 2011 la Commissione europea ha indetto una giornata dedicata appunto alla sensibilizzazione su questa delicata questione. Nell’Unione Europea le donne in media guadagnano infatti circa il 16,4% in meno degli uomini. Chi sta peggio? Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Germania, Austria e Estonia. Consola, se così possiamo dire, il dato italiano al 6,7%.

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I motivi di questo enorme gap? Per l’associazione umanitaria Oxfam, la differenza ancora esistente tra stipendio maschile e stipendio femminile è dovuta proprio alla discriminazione: le donne vengono impiegate maggiormente nei settori di produzione a basso salario oppure nei settori come l’istruzione e la cura delle persone. Ma la ragione principale che tende a escludere le donne dalla parità salariale è l’abitudine planetaria a scaricare sulle loro spalle la cura della famiglia, specialmente dei bambini e degli anziani.

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