Il Financial Times ha anticipato una bozza di accordo in 15 punti: Kiev acceterebbe la neutralità come Svezia e Austria. Intanto continuano a piovere le bombe russe su Kiev, Kharkiv e Chernihiv. Per l’Oms, sono “43 le strutture sanitarie colpite”.

La Russia continua a bombardare senza sosta, nonostante le difficoltà crescenti. Le truppe di Mosca hanno intensificato gli attacchi a distanza sulle città, per compensare gli scarsi progressi nell’avanzata sul terreno. Sabato Mosca ha comunicato di aver usato, per la prima volta, missili ipersonici balistici Kinzhal. Nell’assedio di Mariupol, secondo il governo ucraino sono 20mila i civili morti. A Kiev suonano di nuovo le sirene anti-aeree mentre piovono le bombe e, nelle ultime ore, i missili russi hanno colpito anche Kharkiv e Chernihiv con decine di vittime civili.

Sabato sono arrivate anche le parole durissime di Boris Johnson contro il regime di Putin. Il premier britannico ha detto: «Se Putin avesse successo si darebbe il semaforo verde a tutti gli autocrati del mondo». Putin è come un «pusher» di stupefacenti, «che crea dipendenza» negli Stati rispetto al gas al petrolio. «Ora vuole indebolire la resistenza di tuti noi aumentando il costo della vita: dobbiamo rispondere».

Il possibile accordo di pace

Mercoledì, al termine della sesta giornata di incontri diplomatici tra russi e ucraini, il Financial Times ha anticipato la bozza di accordo su cui i negoziatori sono al lavoro. I punti sono 15 e includono:

— il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe;
— la neutralità dell’Ucraina e lo stop al tentativo di adesione alla Nato, in cambio di garanzie sulla sua sicurezza affidata a Stati Uniti, Gran Bretagna, Turchia.
— i limiti alle forze armate ucraine: Kiev potrebbe avere un esercito ma non potrebbe ospitare basi militari di potenze straniere;
— garanzie per le minoranze russofone in Ucraina.

Dalla bozza di accordo, Kiev acceterebbe dunque la neutralità come Svezia e Austria. Non c’è ancora l’intesa invece sulle due «Repubbliche» autoproclamate di Donetsk e Lugansk e la Crimea. «I territori contesi e in conflitto», ha detto Mykhailo Podolyak, braccio destro di Zelensky, al Financial Times, «restano» al momento fuori dalla discussione: «Stiamo per ora parlando di un ritiro dai territori che sono stati occupati dall’inizio dell’operazione militare il 24 febbraio». Secondo fonti vicine allo staff ucraino, la pace potrebbe essere raggiuta in 10 giorni.

La mappa del conflitto

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Foto copertina © A.Zalabany- Unsplash