Quello appena trascorso è stato un week end di fuoco sul tema migranti, tra gli sbarchi che non accennano a diminuire e le polemiche politiche con molti sindaci sulle barricate contro i nuovi arrivi. Da Bari a Corigliano Calabro fino in Sicilia sono stati quasi 7 mila i migranti sbarcati sulle nostre coste, nell’ultimo fine settimana. Andranno negli hotspot temporanei e nelle strutture già attive che ospitano altri richiedenti asilo. Ma molti sindaci hanno annunciato battaglia e la polemica politica è riesplosa, puntuale. Dopo lo sciopero della fame annunciato da Giovanni Corbo, sindaco dem di Besnate, nel Varesotto, il primo cittadino di Castell’Umberto, in provincia di Messina, ha bloccato le vie d’accesso alla struttura e chiuso la fornitura elettrica. Ma sul piede di guerra sono anche altri sindaci, come quello di Civitavecchia, Antonio Cozzolino del M5s. Due settimane fa le parole dell’ex premier Matteo Renzi – “Aiutiamoli a casa loro” – avevano suscitato molto clamore. Lo scrittore Robero Saviano aveva così risposto al leader del Pd:  “Aiutarli a casa loro? L’Italia lo fa vendendo ed esportando armi”. 

Ma sugli arrivi, è davvero emergenza? Quali sono i numeri del fenomeno migrazione in Italia? Secondo i dati Unhcr, aggiornati al 7 luglio 2017, sono 100.757 le persone sbarcate in Italia dal 1 gennaio 2017: il 75% sono uomini, il 15% minori non accompagnati. Questi numeri includono sia i richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzioni ma anche i migranti economici. Se fino a qualche anno fa la risposta più facile sarebbe stata quella legata alla moralità del “sono umani come noi, bisogna aiutarli”, adesso la questione viene analizzata attraverso veri e propri numeri economici. Ci riferiamo ai 5 milioni di residenti stranieri regolari che contribuiscono al Pil nazionale per il 9%. Il presidente dell’Inps Tito Boeri ha recentemente dichiarato la sua contrarietà alla chiusura delle frontiere: “abbiamo bisogno degli immigrati per mantenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale”. Secondo i dati elaborati dall’istituto di previdenza sociale, 150 mila contribuenti in più all’anno compenserebbero il calo delle nascite in Italia definita dallo stesso Boeri “la minaccia più grave alla sostenibilità del nostro sistema pensionistico”. Contribuenti rintracciabili proprio nei migranti residenti in Italia.
In forte aumento è anche il numero totale dei rifugiati presenti in Italia: 147.370. Per rifugiati si intendono quelle persone costrette a lasciare il proprio paese d’origine a causa di una persecuzione per la propria razza, religione o opinione politica. Aspetto tutelato dall’art 1 della Convenzione di Ginevra del 1951.
Frontex, con la pubblicazione dei propri dati, individua nel totale dei migranti in Italia un numero considerevole di “clandestini”: coloro i quali sbarcano e rimangono nel Paese ospitante senza il permesso di soggiorno. Numeri che è praticamente impossibile quantificare con precisione anche a causa del reato di clandestinità, ancora in vigore, che Anm denuncia: “è una norma che ingolfa i tribunali e ostacola indagini su scafisti. Nessun rinuncerà a entrare illegalmente davanti a una sanzione pecuniaria”.
Il fenomeno, che ha causato non pochi dibattiti nel nostro Paese, viene alimentato da una cattiva gestione normativa. Si sta lavorando all’implementazione del decreto Minniti-Orlando approvato lo scorso aprile, che si basa su quattro obiettivi fondamentali ma confusi e difficili da raggiungere: aumentare i rimpatri, ridurre i tempi nel sistema di permanenza per i richiedenti asilo, fornire ai migranti lavori socialmente utili e la creazione di accordi bilaterali con i paesi di origine dei migranti.

Credits foto: UNHCR – Andrew McConnell.

La solitudine dell’Italia
L’Italia rappresenta storicamente una delle mete più ambite per i migranti, innanzitutto per ovvie ragioni geografiche. In questa circostanza il nostro Paese ha sempre cercato di affrontare e governare, a volte non riuscendoci, l’elevato numero di persone provenienti da ogni parte del mondo. Alle richieste d’aiuto del presidente Gentiloni, i leader europei hanno risposto esprimendo solidarietà ma poche azioni concrete. Nell’incontro di Tallinn dello scorso 6 luglio, i 28 ministri hanno approvato il piano d’azione presentato dalla Commissione europea per aiutare Roma. Ma dietro a questa accettazione si celano diverse divergenze: l’Italia ha chiesto l’apertura dei porti agli altri paesi membri ma la richiesta è stata rigettata.
Inoltre i vari accordi stipulati negli anni precedenti si stanno verificando inadeguati: l’accordo Italia-Libia per la chiusura della rotta non viene rispettato a causa dei ben tre governi presenti nel Paese; la strategia del 2015 denominata re location non sta ottenendo i risultati attesi tanto da essere costretti ad abbassare il target destinato alla ricollocazione equa in Europa da 160 mila persone a 33 mila.

Il “business” dei migranti
Ai problemi sopra menzionati si aggiungono i tanti episodi che hanno trasformato il tema migranti in un vero e proprio business. L’ultimo caso, quello di Isola Capo Rizzuto (Crotone) dove, fino a maggio, la cosca Arena ha gestito uno dei più grandi centri di accoglienza per migranti. Oltre al capo della Misericordia Leonardo Sacco e al parroco del paese don Edoardo Scordio, sono state arrestate 68 persone coinvolte per ‘ndrangheta secondo la procura di Catanzaro nell’operazione denominata “Jonny”.
Forte è la denuncia dei deputati del Movimento 5 stelle che da anni pongono l’attenzione sull’inesauribile fonte di denaro che costituiscono i migranti. “Migrantopoli è una realtà che deve essere smantellata al più presto; i centri di accoglienza sono una gallina dalle uova d’oro” è quello che si legge sul blog di Beppe Grillo. Ma una svolta nella gestione nei centri d’accoglienza è chiesta da tutte le forze politiche di opposizione.

(Credits foto copertina: UNHCR – Andrew McConnell)