A pochi giorni dal corteo anticorruzione che ha visto finire in carcere oltre 1.000 persone e anche il leader dell’opposizione Alexei Navalny, almeno altri 32 manifestanti sono stati arrestati il 2 aprile nel corso di un’altra protesta non autorizzata.

L’accusa è quella di aver violato l’ordine pubblico, in base ad una “legge anti-proteste” di tre anni fa che limita di fatto i cortei e i raduni, vietando e punendo con l’arresto quelli non autorizzati. L’accesso alla Piazza Rossa è possibile solo attraverso il metal-detector e, ieri, gli agenti hanno bloccato piazza Pushkin. Tra gli ultimi arrestati ci sono anche Pavel Dyatlov, un sedicenne diventato simbolo delle proteste dei giovani in Russia, e Ildar Dadin, il primo attivista a finire in carcere – per due anni e mezzo – per avere violato la controversa legge voluta da Putin del 2014.

Foto: Ansa

L’ultima protesta e il sospetto di una messinscena
Le persone radunate il 2 aprile non erano più di 200, di cui la maggior parte cronisti. Nessuna delle sigle dell’opposizione, a partire dal Fondo anti-corruzione di Aleksei Navalny, si è associata all’iniziativa. La manifestazione è stata convocata via social network e Telegram, per le ore 12, da organizzatori anonimi. Il sospetto di molti, circolato in rete e amplificato dalle parole su twitter di alcuni blogger e giornalisti, è che le autorità fossero interessate a dar risalto al «fallimento» dell’ultima iniziativa delle opposizioni, mostrando alla popolazione come, in una settimana, fossero riusciti a stroncare le proteste, evitando così una possibile rivoluzione. A rafforzare il sospetto della messinscena è anche la grande attenzione riservata dai media ufficiali all’ultima protesta, mentre i grandi cortei di una settimana fa – che hanno portato in piazza decine di migliaia di oppositori – sono stati quasi totalmente censurati. Non sono una farsa però gli arresti dei 32 dissidenti. E sui social network in tanti denunciano il silenzio dell’Europa e della comunità internazionale. E la domanda di tutti è: Perché?