Il capo dell’auto proclamato stato islamico, il “califfo” Abu Bakr al-Baghdadi, rompe il silenzio e sul web compare una traccia audio in cui afferma:”L’Isis non si ritira, vinceremo”. Per i curdi il leader è in città e il presidente Massoud Barzani dichiara: “Se sarà ucciso l’intero sistema dell’Isis collasserà”.

La roccaforte jihadista è sempre più vicina. Le truppe curdo-irachene della coalizione anti-Isis proseguono l’avanzata verso Mosul. Nei giorni scorsi sono stati conquistati 50 villaggi a nordest e a sud dalla città come BashiqaHamdaniyah, Qaraqosh, il villaggio cristiano di Bertella. Le truppe irachene vanno avanti: a Mosul hanno già conquistato il palazzo della tv, nel quartiere di Kukyeli, e si sono attestate sulla riva sinistra del Tigri. “Premiamo su tutte le parti della città per aprire la strada verso il centro», ha precisato Abdul Wahab al-Saidi, generale delle forze speciali. Intanto i soldati della Golden Division sono entrati anche a Judaidat Al-Mufti, nella zona sud-est di Mosul. Circa 7 mila jihadisti combattono ancora nella città irachena, assediata da una forza di 30 mila uomini.

L’IMPEGNO DELLE TRUPPE ITALIANE
In prima linea ci sono anche i soldati italiani
. È il Personnel Recovery, missione affidata a 130 incursori del 17° stormo dell’Aeronautica, le forze speciali da combattimento. La Brigata Aosta è impegnata nel presidio della diga di Mosul e di tutte le sedi della ditta Trevi alla quale è affidata la messa in sicurezza dell’impianto. La Brigata è quella più esposta ai rischi maggiori, perché composta da uomini armati di equipaggiamento leggero, non direttamente coinvolti al fronte, ma un bersaglio potenzialmente fragile dei razzi dello stato islamico. Per i nostri militari, le regole di ingaggio sono chiare, si può rispondere soltanto se attaccati. I nostri militari a Erbil, a 80 chilometri dal teatro di guerra, hanno il compito di soccorrere i feriti della coalizione con quattro elicotteri militari da trasporto Nh-90 dell’Esercito scortati dagli elicotteri da attacco A-129 Mangusta armati di missili e cannoncini rotanti.

LA PICCOLA AYSHA ABBRACCIA I SUOI LIBERATORI. IL VIDEO COMMUOVE IL MONDO
Mosul, la piccola Aysha abbraccia i soldati iracheni, suoi liberatori. Nel video che ha commosso il mondo, dice: “L’Isis ha ucciso mio padre, credevo non arrivaste più. Non abbiamo avuto né acqua né cibo per tre giorni. Eravamo solo io e mia madre”.

LA COALIZIONE INTERNAZIONALE CONTRO L’ISIS
Le truppe americane sostengono, con la coalizione internazionale, l’assalto anche con le forze speciali e i bombardamenti. Quelle curde sono affiancate dai soldati iracheni e dagli uomini delle tribù locali sunnite. Partecipa alla missione anche la Turchia, che confina a sud est con l’Iraq: il presidente Erdogan ha dichiarato la disponibilità del Paese ad ospitare gli iracheni in fuga dalla guerra. Anche le milizie sciite sostenute dall’Iran partecipano all’offensiva, ma il primo ministro Abadi promette che a Mosul entrerà solo l’esercito per evitare scontri tra gli sciiti e la popolazione. In totale si tratta di 30 mila armati per riconquistare la città perduta nel giugno del 2014, quando mille terroristi hanno messo in fuga quasi 60 mila tra poliziotti e militari iracheni. A Mosul, Abu Bakr al Baghdadi si è autoproclamato Califfo.

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L’ALLARME DELL’UNICEF: 4MILA SFOLLATI DALL’INIZIO DEL CONFLITTO
Peter Hawkins, rappresentante dell’Unicef per l’Iraq, ha dichiarato che oltre 4mila persone sono fuggite dalle zone intorno a Mosul dall’inizio dell’offensiva. Hawkins non è stato in grado di fornire un dato esatto sul numero degli sfollati, ma ha sottolineato che le condizioni dei bambini in almeno uno dei campi per i rifugiati sono “molto, molto precarie”. Ma la paura peggiore riguarda i civili che ancora sono in città e che sono usati dall’Isis come scudi umani per difendersi dai carri armati della Coalizione internazionale.