Il libro di Pauline Harmange è il caso letterario che ha scosso e diviso la Francia. Pubblicato in 17 Paesi, ha superato in poco tempo le 20mila copie vendute. Non un semplice Manifesto femminista, ma un invito all’ascolto per una società più inclusiva.

Odio gli uomini è il pamphlet femminista pubblicato il 19 agosto 2020, in Francia, da un’associazione non a scopo di lucro – Monstrograph – in una tiratura di 450 copie, divenute 2.500 in solo due settimane, dopo che la piccolissima casa editrice è stata accusata di incitare all’odio di genere dal funzionario del ministero delle Pari opportunità francese Ralph Zurmély. Divenuto, ormai, un caso editoriale, merita certamente di essere letto, soprattutto da tutti coloro che, attaccando la scrittrice e chi ne parla, dimostrano di leggere solo il titolo senza nemmeno provare a capire quali siano le ragioni che spingono Pauline Harmange alla misandria e a essere fiera di questo sentimento.

“Il giorno in cui vedrete le relazioni tra uomini e donne per quello che sono veramente […] allora sì che vi ascolteremo. Fino a quel giorno verrete viste come delle frustrate con i baffi e danneggerete la vostra stessa causa”. Ecco il commento ricevuto da Pauline Harmange sul suo blog, Un invincible été, quando ha scritto che le davano fastidio “l’indolenza degli uomini e la loro reticenza a interessarsi alla causa delle donne”. Come lei stessa fa notare nelle prime pagine del suo libro Moi les hommes, je les déteste (Odio gli uomini, nell’edizione italiana edita da Garzanti e tradotta da Bianca Bernardi), questo signore, cercando di metterla a tacere, le stava rimproverando la sua misandria.

Pauline Harmange

Le poche pagine di questo criticato libro nascono dal bisogno di affermare e spiegare la propria rabbia verso una società che non accetta che una donna possa provare un sentimento ostile nei confronti dei rappresentanti del sesso opposto senza essere additata come un’isterica o una femminista estremista; rabbia generata dal fatto di aver subito e di continuare a subire una violenza sistemica da parte del genere maschile (e non si parla del singolo uomo). Per farvi un’idea di quanto sia reale la tesi che Harmange sostiene, attraverso una facile ricerca sui più accreditati vocabolari di lingua italiana apprenderete che non esiste una forma aggettivale riconosciuta corrispondente al sostantivo misandria, mentre è ben conosciuto e tollerato l’uso del termine misogino per qualificare chi odia le donne.

Odio gli uomini non è certo un libro illuminante per chi conosce a fondo le ragioni di cui si avvalgono le femministe per sostenere le loro lotte né denuncia nulla di più se non quello che viene discusso da chiunque si interessi dell’annosa questione della parità di genere. Eppure, è bastato usare un titolo di impatto per far nascere un caso politico prima che letterario e portare il pamphlet e la sua autrice a raggiungere un’inaspettata fama mondiale. Lo stesso politico francese che ha richiesto alla Mostrograph di ritirare il testo pubblicato non lo aveva letto. La sua indignazione è così nata proprio da ciò che Harmange denuncia: ogni critica che le donne rivolgono agli uomini viene interpretata come misandria, senza nessun interesse ad ascoltare ciò che il genere femminile ha da dire quando lamenta di non vivere in una società davvero inclusiva e paritaria.

Devo riconoscere che leggendo le pagine di questo libro mi sono tornate in mente tante scene personalmente vissute nei miei quarant’anni di “nata femmina” e, seppure non c’è niente di nuovo nelle parole di Pauline Harmange, non ho potuto non riconoscerne la verità.
Non è scontato, per esempio, che una ragazza, anche se cresciuta in ambienti in cui gli stereotipi non sono mai stati un macigno con cui convivere, accetti un complimento senza sentirsi tenuta, in cambio, a essere simpatica con il maschio che glielo rivolge, alla ricerca dell’approvazione continua da parte di chi sembra indispensabile alla propria affermazione. Ci vuole un’estrema consapevolezza di sé per capire che i gesti e gli atteggiamenti di una donna hanno una valenza politica, servono a fare un passo in più verso la convivenza paritaria tra i sessi.

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È proprio come atto di liberazione da un’educazione che insegna fin dai primi anni alle bambine a essere docili e accondiscendenti che l’autrice rivendica il diritto di essere arrabbiata e chiede ai maschi di fare un passo indietro, di non pretendere sempre di occupare anche gli spazi delle donne.

“[…] ma è come imparare una lingua straniera: da adulti è molto meno facile se di fronte hai qualcuno che fa tutti gli sforzi per parlare la tua lingua, perché sbattersi?”

Se solo i maschi leggessero Odio gli uomini, invece di fermarsi al titolo, se lo leggessero mettendo da parte la tendenza a giustificare e a sminuire le accuse altrui – considerate il risultato di una mancanza di leggerezza e ironia – certamente inizierebbero a riflettere e a guardare con occhi nuovi a comportamenti fino a oggi ritenuti non maschilisti o invasivi.
Consigliamo il libretto di Pauline Harmange per avvicinarsi alla comprensione delle motivazioni che hanno reso il pensiero femminista ancora attuale e l’attivismo necessario. Una lettura interessante, scorrevole e divertente, che vi strapperà un sorriso quando vi riconoscerete negli atteggiamenti raccontati dall’autrice, pur non essendo voi “quel tipo di uomo” o “quel tipo di donna”.

 

Di Teresa Lamanna, linguista e traduttrice. instagram.com/agendazitella