Continuano i bombardamenti di Israele contro Gaza, colpito il palazzo dei media e anche un campo profughi. Nella notte, pioggia di razzi su Tel Aviv. Finora 126 morti palestinesi, tra cui 31 bambini. Dietro l’ultima guerra, dopo decenni di conflitti, c’è il dramma di Sheikh Jarrah e degli altri quartiere-rifugio dei palestinesi, sfrattati dai coloni israeliani.

Le bombe di Israele contro la Striscia di Gaza non si fermano e venerdì hanno colpito anche il campo profughi di Al Shati, uno dei più popolosi della striscia di Gaza, uccidendo decine di persone, tra cui donne e bambini. Ieri invece Israele ha bombardato il palazzo dei media a Gaza, il grattacielo sede di al-Jazeera e Associated Press. La risposta dei giornalisti è drammatica: “Lavoriamo dall’ospedale, siamo inorriditi”. Nella notte di ieri, Hamas ha risposto con una pioggia di razzi su Tel Aviv, a cui il governo israeliano ha reagito con nuovi raid aerei.

Fino a ieri il bilancio era di 126 palestinesi uccisi, tra cui 31 bambini e 20 donne, ma i dati reali, oggi, sono sicuramente molto più alti, sebbene non ancora ufficiali: la guerra nella Striscia è ormai ovunque da giovedì notte, da quando l’esercito israeliano ha iniziato l’attacco via terra con aviazione e carri armati.

Gli appelli alla pace della comunità internazionale sono caduti nel vuoto e anche il tentativo egiziano di negoziare sul cessate il fuoco è fallito, perché respinto dal governo israeliano. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Hamas pagherà un prezzo alto per i 1.600 missili lanciati nei giorni scorsi da Gaza contro Tel Aviv e Gerusalemme. Finora però il prezzo lo stanno pagando i civili: famiglie palestinesi continuano a scappare dal Nord dell’enclave e dalle altre aree della Striscia, da quello che è stato definito come un vero e proprio diluvio di fuoco.

Perché è riesplosa la guerra tra Gaza e Israele

La miccia che ha contribuito a far esplodere la rabbia palestinese si chiama Sheikh Jarrah, ultimo tassello di un conflitto che si trascina da decenni e che nessun leader è riuscito a risolvere. Il quartiere della parte Est di Gerusalemme è il cuore della ennesima crisi fra popolazione araba e amministrazione israeliana. Qui, agli inizi del 1900, si trasferirono alcune ricche famiglie palestinesi e 28 famiglie si stabilirono nel 1956, quando Gerusalemme Est era amministrata dal Regno hascemita di Giordania che governava la Cisgiordania. In quell’anno, Amman costruì le case per queste 28 famiglie palestinesi attraverso l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, l’Unrwa. Con la guerra del 1967, Israele conquistò Gerusalemme Est e i coloni israeliani rivendicarono la proprietà della terra di Sheikh Jarrah. In questi anni, le cause legali per sfrattare i palestinesi dal quartiere sono state sempre vinte dalle potenti organizzazioni dei coloni, con ordini di rimozione per consentire ai coloni di prendere in consegna le loro case. La scorsa settimana, però, il governo giordano ha ratificato 14 accordi degli anni’60 con le famiglie palestinesi, difendendo di fatto la loro posizione contro i tribunali israeliani.

In foto: una manifestazione filo palestinese a Londra a maggio 2021 © Y.Salhamoud – Unsplash.com

La validità delle sentenze dei tribunali israeliani è contestata dalle organizzazioni umanitarie, come quella israeliana “Peace Now”, secondo la quale lo sfollamento delle famiglie palestinesi vìola i fondamenti del diritto internazionale umanitario. Anche l’Onu ha condannato – seppur con toni molto vaghi – “tutte le attività di insediamento, sfratti e demolizioni, illegali secondo il diritto internazionale”.

Quanto sta succedendo in questi giorni è dunque figlio di mesi di provocazioni della destra israeliana al governo contro i palestinesi. Gli sfratti di Sheikh Jarrah, infatti, rientrano in una grande strategia di insediamento da parte degli israeliani, chiamata “Bacino Sacro”. Il piano prevede la rimozione delle case palestinesi nella zona, con la sostituzione di unità abitative per i coloni e di parchi ispirati a luoghi biblici intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme. Una delle ultime sentenze è dello scorso novembre, quanso un tribunale israeliano ha ratificato lo sfratto di 87 palestinesi dalla zona di Batan al-Hawa nel quartiere arabo di Silwan.