Migliaia di persone sono in piazza in Cina per protestare contro i nuovi lockdown anti-Covid e la censura. Per la prima volta sono presi di mira anche il Partito comunista e il presidente.

In quasi tre anni di pandemia, la posizione del governo cinese nella lotta al Covid19 non è mai cambiata e le durissime restrizioni non si fermano neanche oggi. I nuovi lockdown però rischiano di trasformarsi in un boomerang per la leadership cinese. In questi giorni, migliaia di persone stanno scendendo in strada a manifestare in varie città della Cina. Per la prima volta le proteste hanno preso di mira direttamente il Partito comunista e il presidente Xi Jinping, di cui sono state chieste le dimissioni, insieme a una svolta democratica. Simbolo della protesta sono i fogli bianchi e #A4 è uno degli hastag con cui la protesta viene raccontata sui social.

Il regime ha risposto, ancora una volta, con la tolleranza zero: la polizia ha arrestato molti manifestanti a Shanghai e Pechino e gli agenti hanno ordinato ai fermati di cancellare le immagini dai loro telefoni. Sono scoppiati scontri con la polizia e grazie ai social le immagini hanno fatto velocemente il giro del mondo, nonostante la censura.

L’emittente britannica Bbc ha dichiarato che uno dei suoi giornalisti in Cina, che stava seguendo le proteste a Shanghai, è stato arrestato e “picchiato dalla polizia”. Le proteste hanno interessato anche Wuhan, Guangzhou, Chengdu e Hong Kong. Una simile ondata di manifestazioni non si vedeva dai tempi delle mobilitazioni pro-democrazia del 1989. I funzionari statali sembra abbiano ripulito i social media cinesi da qualsiasi notizia sulle manifestazioni. (Foto copertina: Reuters)