Dalla Corte di Cassazione è arrivato un duro colpo al Governo Meloni: il Decreto Sicurezza, da poco convertito in legge, è a “rischio di incostituzionalità” in più punti, con potenziali violazioni di “diritti umani”.

Di Marta Foresi

Il cosiddetto Decreto Sicurezza, recentemente convertito in legge tra le dure proteste delle opposizioni e delle piazze, è a rischio di incostituzionalità in più punti. Nella sua relazione sulle novità normative, un documento non vincolante ma di altissima autorevolezza giuridica, la Corte di Cassazione ha espresso una bocciatura senza appello, raccogliendo e facendo proprie le criticità evidenziate da tutta la comunità giuridica: dall’accademia alla magistratura, fino all’avvocatura.
La relazione sottolinea la mancanza dei requisiti di necessità e urgenza che sono imprescindibili per l’adozione di un decreto legge. Il risultato, secondo la Suprema Corte, sarà un aumento dei processi e del numero di persone in carcere. Il giudizio della Cassazione non è solo di un rilievo tecnico o giurisprudenziale, ma una riflessione fondamentale sui limiti tra sicurezza e libertà.
Se le questioni sollevate non verranno affrontate, il testo rischia di arrivare alla Corte Costituzionale per una dichiarazione di incostituzionalità totale o parziale. Sta ora al governo scegliere se correggere il testo o prepararsi a una dura battaglia costituzionale.

I punti critici nel dettaglio

La relazione, riprendendo i numerosi documenti di critica al decreto, ha sottolineato i diversi profili di criticità, non solo sul contenuto del provvedimento, ma anche sulla forma e sui vizi dell’adozione di un decreto legge in assenza dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza e della disomogeneità dei contenuti. 

Sul contenuto del decreto sicurezza, la Corte ha criticato aspramente le problematicità afferenti:
– alle aggravanti “di luogo” in contrasto con il principio di offensività;
– alle aggravanti “di luogo e di contesto” che criminalizzano eccessivamente le manifestazioni di dissenso;
– alle norme riguardanti carcere e Cpr, che rischiano di aggravare un sistema, quale quello penitenziario, già fortemente in crisi, punendo altresì la resistenza passiva dei ristretti;
– alla norma sulla detenzione per donne madri, qualificata come un chiaro esempio del diritto penale d’autore, un diritto penale che punisce per ciò che si è e non per condotte illecite;
– alla norma sulla detenzione di materiale propedeutico al terrorismo, che introduce un’eccessiva anticipazione della soglia di punibilità;
– alla norma che amplia senza limiti il ruolo che possono assumere agenti segreti in operazioni sottocopertura all’interno di organizzazioni criminali.

Foto copertina ©️ governo.it