La riforma delle pensioni è legge, mentre la protesta non si ferma e continua a coinvolgere tutto il Paese. A Parigi sono oltre 240 gli arresti, mentre il governo Macron appare sempre più isolato.
La Redazione
Le mozioni di sfiducia al governo che erano state presentate in relazione alla contestata riforma delle pensioni non sono passate e la riforma è legge. Il voto parlamentare di lunedì ha completato, almeno sulla carta, il percorso della nuova normativa, che ora dovrebbe essere promulgata dal presidente e diventare definitiva.
Le due mozioni di sfiducia erano state presentate dalle opposizioni: una dal partito di destra Rassemblement National, una seconda, più importante, in modo trasversale dalle altre opposizioni, dopo che la legge sulle pensioni era stata approvata senza passare per il voto dei parlamentari, con una procedura basata sull’articolo 49.3 della Costituzione francese. Le opposizioni hanno anche cominciato il percorso per istituire un referendum abrogativo della legge, quando questa sarà promulgata.
Le proteste, nelle ultime settimane hanno coinvolto tutto il Paese e bloccato molti settori, come trasporti, scuole, raffinerie. Anche in queste ultime ore, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Parigi ma anche a Lione, Marsiglia, Strasburgo, Rennes, Nantes o Bordeaux, dando vita a violenti scontri con la polizia. Solo nella capitale, gli arresti sono stati oltre 240.
Nonostante, la legge abbia completato il suo iter, il governo di Macron sembra, tuttavia, sempre più isolato e debole.

Cosa prevede la riforma
La riforma del sistema pensionistico francese prevede l’innalzamento dell’età pensionabile a 64 anni entro il 2030, dai 62 di oggi. Attualmente, l’età pensionabile francese è fra le più basse in Europa (dove la media è di 65 anni) e le modifiche – sostiene il governo – sono “fondamentali per garantire un futuro finanziariamente sostenibile al sistema pensionistico nazionale”.
L’opposizione di sinistra boccia la riforma e accusa il governo di essere più preoccupato dal bilancio di quest’anno e dal deficit che continua a superare il “livello di guardia” del 3% del PIL. In Francia il rapporto fra pensionati e lavoratori è meno sbilanciato di altri Paesi (un over 65 ogni 2,1 persone occupate) anche in confronto a quello italiano (1,7), dove l’età pensionabile è però già 67 anni. La riforma inoltre – sostengono le opposizioni – colpirà soprattutto la classe operaia, che inizia a lavorare prima e ha una durata media della vita inferiore.