Corruzione, scarsa indipendenza dei magistrati e della stampa, violazioni dei diritti umani e civili. Così l’Ungheria di Orbán rischia di perdere fino a 22 miliardi di euro di fondi dell’Unione, di cui 7,5 per il Recovery Fund. Ma Giorgia Meloni lo difende.
La condanna del parlamento europeo, con il voto del giovedì, non lascia dubbi: l’Ungheria di Viktor Orbán è «un regime ibrido di autocrazia elettorale». Il pronunciamento del parlamento europeo è stato votato ad ampia maggioranza: 433 voti favorevoli, 123 contrari. A votare a favore sono stati anche molti parlamentari europei di centro destra, coalizione che detiene la maggioranza nel Pe, mentre hanno votato contro i rappresentanti italiani dei due partiti di destra radicale, Lega e Fratelli d’Italia.
Ma perché l’Ungheria non è più una democrazia?
Il voto riguardava un rapporto che pone al centro diversi problemi sistemici presenti nel Paese, in vari settori. Tra questi, emerge la scarsa indipendenza della magistratura, la corruzione, i conflitti d’interesse, lo svuotamento del pluralismo nei media, le ripetute violazioni di diritti delle persone LGBT+, delle minoranze etniche e dei richiedenti asilo, ma anche lo scarso rispetto della libertà accademica, di culto e di associazione.
Cosa cambia con il voto dell’Europa?
In questi anni il leader ungherese, in carica dal 2010 e rieletto più volte, ha sempre preso posizioni dure contro i “burocrati di Bruxelles”, eppure ha continuato ad incassare i fondi dell’Unione, che oggi valgono il 5% del PIL del Paese, i cui principali partner commerciali si trovano ad ovest.
Ora la Commissione europea è intenzionata a congelare 7,5 miliardi di euro del Recovery Fund destinati al Paese. Ma in tutto si parla di ben circa 22 miliardi di euro che l’Ungheria dovrebbe ricevere dai cosiddetti fondi strutturali dell’attuale bilancio pluriennale dell’Unione Europea, in vigore dal 2021 al 2027. Se confermato lo stop, si tratterebbe di un colpo durissimo al regime di Orbán.
Gli alleati di Orbán in Italia
Giorgia Meloni, principale alleata in Europa di Orbán, venerdì ha chiaramente difeso con queste parole il leader ungherese: “Orbán ha vinto le elezioni, più volte anche con ampio margine, con tutto il resto dell’arco costituzionale schierato contro di lui, è un sistema democratico“. Sulle stesse posizioni è Matteo Salvini della Lega. Il timore di tanti, in Italia e in Europa, ora, è che quello di Orbán sia il modello che Meloni e Salvini vogliano importare, se vinceranno le elezioni del 25 settembre.