Tra gli applausi di un Atlantico gremito, il presidente del Senato Pietro Grasso è stato incoronato domenica alla guida della nuova formazione a sinistra del Pd. Si chiama Liberi e uguali e unisce Sinistra Italiana, Mdp e Possibile. “Il voto utile è qui. Il Pd mi offre incarichi, ma i calcoli non sono da me. Serve radicalità e discontinuità, a partire dalla giustizia sociale”. Con queste parole, Grasso ha formalizzato il suo ruolo da leader della “nuova” sinistra. In platea erano presenti Roberto Speranza, Nicola Fratoianni e Giuseppe Civati, gli uomini delle tre formazioni da cui nasce la nuova forza. Ma c’erano anche Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema, Antonio Bassolino, l’ex Idv Nello Formisano, l’ex dc Enzo Carra, Susanna Camusso, Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa, la presidente dell’Arci Francesca Chiavacci, la ricercatrice precaria del Cnr, Simone Silvani di Banca Etica, il sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci, l’impiegata della Melegatti Laura Tarantini.
E poi, gli assenti. Da Giuliano Pisapia, prossimo alleato del Pd renziano ai protagonisti della vittoria del No al Referendum Costituzionale, il presidente di Libertà e Giustizia Tomaso Montanari e l’avvocata Anna Falcone. Ma la porta è aperta anche a loro, ha precisato Grasso.
Ma quanto vale oggi, in termini di consenso, Liberi e uguali? E a quanto potrebbe arrivare?
Sondaggi e analisti si sono attivati da subito. Secondo un po’ tutti gli istituti, l’area a sinistra del Pd, vale tra il 5% e il 6%. Ma “il nome di Grasso nel simbolo potrebbe portare il partito al 10-11%” ipotizza un ottimista Roberto Speranza. Alcuni sondaggisti concordano, tuttavia le prime rilevazioni segnano un arretramento rispetto a quelle di una settimana fa. Secondo EMG per La7 , il 4 dicembre, Liberi e Uguali è scesa al 5,2% (meno 0,3 rispetto al 27 novembre). E l’effetto Grasso, almeno per ora, non c’è stato, ma è ancora presto per valutarlo. Il M5S sale al 28,3% e, ad oggi, nessuna delle coalizioni avrebbe la maggioranza per governare da sola: il centrosinistra unito arriva al 30% (senza Liberi e Uguali) e il centrodestra supera di poco il 35%, con Forza Italia che cresce al 15,3% e la Lega che cala al 12,8%.
Secondo le stime di YouTrend (effettuate sulla base della media dei sondaggi dei quattro istituti Tecné, EMG, Ixè, SWG) i collegi proporzionali verrebbero così suddivisi: 24 alla lista di sinistra ‘Liberi e uguali’, 21 a Fratelli d’Italia, 56 alla Lega, 64 a Forza Italia, 109 al Pd, 111 al M5s. Il centrodestra avrebbe in totale 141 seggi proporzionali.
Poi ci sono i collegi uninominali dove le incertezze sono maggiori perché faranno la differenza i nomi dei candidati che ancora non sono conosciuti. Appare molto improbabile che possa essere eletto, in questi collegi, qualche nome di Liberi e Uguali e la competizione sarà, quasi sicuramente, tra i tre poli: centrosinistra, centrodestra e M5s.
Ad oggi, quel che è certa è la tendenza delle differenti aree geografiche: al nord è in netto vantaggio il centrodestra ovunque, il centrosinistra è in vantaggio nelle regioni rosse. Il Sud è in bilico: qui, la differenza tra i due poli è minima con la sinistra più forte in Basilicata e la destra in Puglia. Il Movimento 5 Stelle è dato in vantaggio in Sardegna e in alcune aree del Centro (con Roma dove è saldamente primo partito) e del Sud, soprattutto in Sicilia. Ma la campagna elettorale è ancora lunga e tutto (o quasi) potrebbe cambiare.
