Un fiume colorato ha invaso Roma. Il corteo del RomaPride 2019 di ieri, sabato 8 giugno, è stato forse quello più partecipato di sempre, dalla grande, storica parata del 2000. “Siamo 700mila” hanno comunicato gli organizzatori quando la testa del corteo, partito da piazza della Repubblica, stava percorrendo via Merulana. In testa al corteo Vladimir Luxuria e la madrina dell’evento Porpora Marcasciano, presidente onoraria del movimento identità Transessuale e figura storica del transfemminismo italiano.
In migliaia hanno ballato e sfilato contro l’omofobia, per la laicità e per i diritti, ricordando i moti di Stonewall di cui quest’anno si celebrano i 50 anni. Tanti gli slogan e i cartelli come ‘Più papillon meno Pillon’, ‘l’omofobia è maschilismo’. Tra i politici più bersagliati nel corso della manifestazione il senatore della Lega Simone Pillon al quale sono stati indirizzati cori di contestazione e Matteo Salvini.
Assente la sindaca Virginia Raggi, fischiata per la sua assenza alla fine del corteo. Erano presenti invece il vicesindaco Luca Bergamo, il vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio e Monica Cirinnà del Pd e una delegazione di +Europa e dei radicali con Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi.
“Nostra la storia, nostre le lotte: questo lo slogan del Roma Pride di quest’anno. Una parata particolare perché ricorda i 50 anni di Stonewall, la notte in cui è nato il movimento Lgbt internazionale. Nel 1994, inoltre, 25 anni fa il primo Roma Pride” ha detto dal palco Sebastiano Secci, portavoce del Roma Pride (che abbiamo intervistato qui).
“Non credo si possano fare passi indietro rispetto alle unioni civili: ormai sono entrate nella tradizione – ha detto Vladimir Luxuria – Se vai a chiedere in giro alle persone nessuno vorrebbe più abolirle. Tant’è che in campagna elettorale anche i nostri storici avversari non hanno più proposto nemmeno un referendum abrogativo. Sull’omofobia e sull’educazione alle differenze, penso invece con disappunto si possa tornare indietro” ma, ha aggiunto l’ex parlamentare sorridendo ai giornalisti, “alla fine vinceremo noi. Persino uno come Salvini che si è gonfiato molto nutrendosi di odio prima o poi si sgonfierà mentre la nostra lotta andrà sempre a gonfie vele”.