Minacce di morte, auto bruciate, aggressioni. Per un totale di 1.265 in 16 mesi, ottanta al mese, quasi tre al giorno. È un fenomeno in crescita quello delle intimidazioni contro sindaci, assessori, amministratori che combattono mafie, pressioni e ricatti. E soprattutto la cattiva politica in cui naufraga da troppi anni il nostro Paese. Perché oltre gli scandali, i condannati, i pluri-indagati e i campioni dell’assenteismo parlamentare, esiste un mondo parallelo. Quello cioè di amministratori quasi sempre sconosciuti, lontani dai salotti della Tv che, per poche centinaia di euro al mese e spesso senza scorta, rischiano la loro vita, semplicemente – si fa per dire – per governare bene.
I numeri forniti dalla Commissione d’inchiesta straordinaria del Senato sul “Fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali” fotografano un quadro allarmante che non riguarda solo le regioni del Sud, ma che si sta diffondendo ovunque.
Il dato forse più sorprendente è legato alle motivazioni che sono alla base delle aggressioni. Solo il 13,7% dei casi infatti sono chiaramente riconducibili al fenomeno mafioso. Il resto è costituito da soggetti che per vari motivi hanno interesse a condizionare le scelte degli amministratori, ma anche di disperati, bisognosi, gente che protesta e che vuole risposte immediate.
I sindaci coinvolti sono in parte collusi, corrotti o complici. Ma nella gran parte dei casi si dimostrano dei veri baluardi di legalità.
La regione più colpita è la Sicilia, seguita da Puglia, Calabria, Sardegna, Campania. Ma il fenomeno è in forte espansione nel Lazio, in Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte. Le regioni immuni sono solo tre (Friuli, Trentino, Molise).
LE VITTIME
Dal 1893 al 2013 sono stati 41 gli amministratori locali e i funzionari pubblici uccisi in Italia e tra le vittime ci sono anche i familiari dei sindaci. Come Gianpiera Marceddu, 35 anni, moglie del sindaco comunista di Oniferi (Nuoro) Liberato Brau, uccisa nel 1986 o come il padre dell’ex primo cittadino di Burgos (Sassari), Giuseppe Tilocca, ucciso da una bomba il 29 febbraio 2004.
Celebre, ma forse non come avrebbe meritato, è il caso di Renata Fonte, Assessore alla cultura ed alla pubblica istruzione del comune di Nardò (Lecce), uccisa nel 1985 per la sua attività di difesa del territorio contro le speculazioni edilizie nell’area del parco di Porto Selvaggio, oggi dichiarato Parco naturale regionale.
I SINDACI IN TRINCEA
Le ultime due vittime in ordine di tempo sono amministratori di realtà del Nord Italia: Laura Prati, sindaco di Cardano al Campo in provincia di Varese e Alberto Musy, consigliere comunale di Torino.
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Tra i tanti i sindaci in trincea contro ricatti e aggressioni, forse il caso più noto è quello di Maria Carmela Lanzetta, ex sindaco di Monasterace in provincia di Reggio Calabria (in foto, sopra) per anni nel mirino della ‘ndrangheta (nel 2011 le era stata bruciata la farmacia mentre nel 2012 ignoti spararono alla sua autovettura). Lo scorso 25 gennaio è stata nominata assessore regionale alle riforme istituzionali, semplificazione amministrativa, cultura, istruzione e pari opportunità dal nuovo presidente Mario Oliverio, ma ha rinunciato in polemica con il presidente per la nomina di un altro assessore, Nino De Gaetano, coinvolto in un’indagine per voto di scambio.
Benedetto Zoccola, vicesindaco di Mondragone, nel 2012 ha denunciato un tentativo di estorsione; oggi vive sotto scorta dopo essere stato colpito dall’esplosione di una bomba carta.
Salvatore di Sì è il sindaco di Stefanaconi in provincia di Vibo Valentia. Pochi giorni fa la ‘ndrangheta ha incendiato la sua auto perché si è opposto alla costruzione di una discarica e il suo comune si è costituito parte civile contro la cosca Patania. “Siamo sotto tiro – ha commentato a caldo il primo cittadino – Purtroppo i territori calabresi si stanno riducendo a questo. Io vado avanti”.
In Sardegna, il sindaco di Ottana, Gian Paolo Marras (a destra), il 23 settembre 2010, è stato vittima di tre fucilate caricate a pallettoni, indirizzate verso la sua camera da letto. Le pallottole ha sfiorato la culla dei due figli e ferito il sindaco e la moglie.
Due giorni fa a Pulsano in provincia di Taranto in 9 sono stati arrestati perché accusati di essere responsabili di una serie di attentati incendiari e dinamitardi contro il vicesindaco e un assessore.
Lo Stato ogni tanto risponde.
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Di Mauro Orrico | Segui su twitter