49 morti e 53 feriti: questo è il bilancio della strage di Orlando. Una carneficina messa in atto all’interno del gay club Pulse, dal 29enne Omar Mateen, nella notte tra l’11 e il 12 giugno. Una strage poi rivendicata dall’Isis di cui il ragazzo dichiarava di far parte. Dopo la mattanza, però, all’orrore si è aggiunto altro orrore. Nei giorni dopo la strage, a differenza di quanto avvenuto in passato dopo altri simili attentati, in tanti sui social network hanno attaccato non l’attentatore, ma le vittime. Ovvero la comunità lgbt. Sembra infatti un ricordo lontano la solidarietà unanime che tutto il mondo ha manifestato nei confronti delle vittime di Parigi e Bruxelles. In questa strage c’è poco spazio per i Je suis Orlando o Je suis Gay. E in queste ore, su facebook e twitter, tutti abbiamo letto post e tweet che non avremmo mai pensato di leggere. C’è chi ha auspicato simili attacchi anche in Italia, chi ha proposto l’uso del napalm sui Pride, chi ha condannato non la follia assassina di Mateen ma le vittime, “colpevoli” di non essere ad un concerto come al Bataclan, ma ragazzi e ragazze gay, lesbiche, bisessuali, transgender.
In risposta a questi orrori del web, lo studio legale GayLex di Bologna ha lanciato una campagna e ha invitato tutti a denunciare le tante dichiarazioni fondate sull’omofobia e la violenza.
Cathy La Torre, avvocata di Gay Lex insieme a Michele Giarratano, ha lanciato l’appello: “Fino a quando un Taormina, un Adinolfi, una sentinella, si sentiranno liberi di sputare odio su di noi senza per questo essere puniti, chiunque potrà permettersi di insultarci, picchiarci, ucciderci. Sto studiando vie legali per denunciare tutti questi omofobi sputatori d’odio. Chiunque abbia intercettato frasi del tipo: “dovrebbe accadere anche in italia” o “attenti al Gay Pride in Italia” ci mandi screenshot. Li denunceremo per istigazione a delinquere e minacce. Avanti amici, reagiAMO!”.
Come fare per segnalare tali post è semplice e l’indirizzo a cui inviare gli screenshot è: info@gaylex.it.
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