Nuova Democrazia trionfa e conquista la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Dopo aver ottenuto il 39,7% dei voti e 158 seggi sui 150 necessari per poter governare da solo, il centrodestra di Kyriakos Mitsotakis guiderà la Grecia per i prossimi anni. Syriza, il partito di sinistra del premier uscente, si ferma al 31,4%, con 86 parlamentari, quasi dimezzati rispetto ai 151 delle elezioni del 2015. Per Alexis Tsipras finisce così un’era.
Oltre ai conservatori e a Syriza, hanno passato la soglia del 3% ed entrano in Parlamento i centristi di Kinal, formato in gran parte da fuori usciti del socialista Pasok, con l’8% e 22 seggi, il partito comunista Kke, con 5,3% e 13 seggi. Entrano anche i neonati Azione Ellenica, la nuova destra oltranzista e filo russa, con il 3,8% e 10 seggi e Mera25, il partito formato dall’ex ministro delle Finanze Yannis Varoufakis, grande oppositore delle politiche di austerity di Tsipras, con il 3,4% e 9 seggi. I neonazisti di Alba Dorata sono passati dal 7% al 2,9% dei voti e restano fuori dal nuovo Parlamento.

Per il premier uscente non è una batosta: Syriza ha recuperato oltre sei punti dalle europee di fine maggio. Tsipras ha difeso le scelte fatte dal suo governo, ma paga l’ostilità delle classi medio alte e conservatrici, l’accordo sul nome della Macedonia con Skopje, odiato dai nazionalisti, e il malcontento accumulato in questi lunghi anni in cui ha gestito la crisi. L’emergenza, nei numeri dell’economia, è finita ma la fine della crisi non viene ancora avvertita da molti greci.
Il primo ostacolo per Mitsotakis saranno le possibili nuove misure di austerity che l’Ue potrebbe chiedere alla Grecia perché l’aumento della 13esima ai pensionati più poveri e alcuni tagli fiscali varati da Tsipras prima delle elezioni hanno aperto, secondo Bruxelles, un buco di bilancio pari all’1%. Un problema non da poco per il banchiere pronto a guidare il governo, che in campagna elettorale aveva promesso “Meno tasse e salari più alti”.