I vaccini prevengono l’ospedalizzazione al 92%, il ricovero in terapia intensiva al 95% e il decesso al 91%. Restano i dubbi sul Green Pass di un anno, mentre proseguono gli studi sulla durata dell’efficacia dei sieri.
Non lascia dubbi l’ultimo Report integrale del monitoraggio settimanale dell’andamento dell’epidemia da Covid-19 redatto dall’Istituto superiore di sanità, l’Iss. Dai dati forniti alla fine di ottobre, resta alta l’efficacia dei vaccini anti-Covid. Nel prevenire l’ospedalizzazione, questa si attesta al 92%, il ricovero in terapia intensiva al 95% e il decesso al 91% nella fase epidemica con variante Delta prevalente. Quanto alla diagnosi sintomatica o asintomatica di Covid-19 nelle persone che hanno completato l’intero iter vaccinale, l’Istituto superiore di sanità parla di una diminuzione che oscilla tra l’89%, se ci troviamo in presenza della variante Alfa, ormai scomparsa in Italia, e il 76% in presenza della variante Delta prevalente: parliamo, cioè, di chi si contagia pur stando bene.
Il Report dell’Iss
Si legge nel report:“L’efficacia complessiva della vaccinazione completa nel prevenire l’infezione nel periodo con circolazione dominante della variante alfa è pari all’88,6%, mentre, in linea con la letteratura nazionale e internazionale, si osserva una riduzione dell’efficacia complessiva nel periodo con circolazione prevalente della variante delta (75,8%)”. In generale, “sebbene si osserva una diminuzione dell’efficacia nella fase epidemica delta, l’efficacia preventiva nei confronti di ricoveri (92% fase delta vs 95% fase alfa), terapie intensive (95% fase delta vs 97% fase alfa) e decessi (91% fase delta vs 96%) rimane alta”. Inoltre, “calcolando il tasso di ospedalizzazione, si evidenzia come questo sia circa sette volte più alto per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo (156,7 vs 21,2 ricoveri per 100.000 abitanti)“.
Il problema dei 7 milioni di non vaccinati
Da quanto enunciato dal report l’indice di contagio, rimasto per molto tempo sotto lo zero, si starebbe adesso avvicinando alla soglia epidemica. Per gli esperti il numero dei contagi aumenterà, sia a causa dei 7 milioni di soggetti ancora non vaccinati, che per le misure allentate. Grazie alla copertura delle vaccinazioni, non dovremmo assistere a scenari simili a quelli vissuti in passato.
I dubbi sulla durata del vaccino
I vaccini a Rna (Pfizer e Moderna) hanno un’efficacia di partenza più alta rispetto a quelli a vettore virale (AstraZeneca e Johnson&Johnson). Tutti i sieri, però col passare dei mesi perdono ovviamente forza. Il declino degli anticorpi con il tempo è normale e non sappiamo quale sia il loro numero minimo necessario per essere al sicuro. Quel che pare certo è che sei mesi dopo l’ultima dose si entra in una zona grigia priva di certezze. Da qui la necessità di una terza dose, la cui somministrazione è già iniziata per anziani e fragili. Gli studi sulla durata dei vaccini sono ancora in corso, mentre si discute della validità del Green Pass, confermata finora di un anno. Ma nei prossimi giorni, le valutazioni potrebbero cambiare.