Il vaccino contro il nuovo coronavirus potrebbe arrivare entro l’autunno. Mentre Bruxelles auspica un’azione condivisa dei governi con vaccini di massa per evitare futuri lockdown, la ricerca scientifica va avanti. Attualmente, sono circa 190 i progetti in fase di sperimentazione in tutto il mondo, dagli Usa alla Cina, dall’Europa all’India. Di questi, 16 sono quelli entrati in fase di sperimentazione clinica e 10 sono quelli realmente “candidati” alla prossima produzione di massa.

Tra i più promettenti vi è il vaccino dell’Università di Oxford, che potrebbe raggiungere il “traguardo” entro il mese di ottobre. Il progetto che interessa maggiormente l’Italia, è sviluppato dal Jenner Institute di Oxford in collaborazione con Advent Srl, la divisione per i vaccini innovativi della IRBM di Pomezia ed è in fase di sperimentazione clinica in Brasile, in Gran Bretagna e in Sudafrica. AstraZeneca Italia è il colosso farmaceutico che finanzia la ricerca e ha dichiarato che “l’azienda si è impegnata per assicurare la produzione di 2 miliardi di dosi su scala globale di un vaccino che al momento è già in fase sperimentale sull’uomo”.

Il ministro della Salute Roberto Speranza aveva annunciato circa un mese fa l’accordo in un’alleanza con Germania, Francia e Olanda, proprio con la multinazionale AstraZeneca per 400 milioni di dosi destinate ai cittadini di tutta Europa.

I risultati della sperimentazione sono attesi per la fine di settembre e qualora confermassero esiti positivi, il vaccino potrebbe essere distribuito già entro la fine del 2020.
Il ministro Speranza ha già anticipato che sarà gratuito e pagato dallo Stato. L’intenzione iniziale del governo è quella di non renderlo obbligatorio e si partirà dai soggetti più a rischio, il personale sanitario, i più anziani e chi ha altre patologie. “Tutti quelli che hanno relazioni significative devono essere considerati dentro una prima fascia”, ha detto Speranza riferendosi anche al personale docente delle scuole.

Gli altri vaccini. Molti altri progetti sono in fase di sperimentazione, come il “RegaVax” belga che ha annunciato i test clinici sull’uomo entro la fine dell’anno, quello russo o il vaccino cinese della CanSino. Negli Stati Uniti, Trump ha stanziato un finanziamento record a Novavax: oltre un miliardo e mezzo per il suo prodotto sperimentale, che è stato ammesso nel “Warp Speed”, il programma varato dal governo per accelerare la ricerca e la realizzazione del vaccino contro il coronavirus.

Le terapie anti Covid

Oltre allo studio per il vaccino, la ricerca scientifica è concentrata anche sul fronte delle cure. Contro il coronavirus, a tutt’oggi non esiste un farmaco specifico.
Un farmaco (Remdensivir), già utilizzato per il trattamento di Ebola, ha dato risultati promettenti anche nei pazienti affetti da Covid ed è stato approvato per il trattamento dei pazienti. Numerosi sono i farmaci antivirali in sperimentazione in tutto il mondo. In particolare i principali bersagli di tali farmaci sono l’inibizione della maturazione della proteina “spike” e la sua fusione all’interno della cellula umana. Altri si indirizzano nell’impedire la replicazione del virus una volta entrato nella cellula umana. In altri campi terapeutici si sono fatti notevoli passi avanti, soprattutto mediante l’utilizzo di eparina ad alte dosi. Altri farmaci cercano di ridurre la fase cosiddetta di “tempesta citochinica”.
È possibile che entro i prossimi mesi avremo a disposizione qualche farmaco specifico che ci permetterà di avere un controllo terapeutico molto più adeguato rispetto a quanto abbiamo avuto a disposizione fino ad ora.