È stato uno dei simboli di una generazione. Il 16 giugno 1988, veniva trovato morto per un’overdose di eroina, uno dei fumettisti più amati e rimpianti. Andrea Pazienza aveva 32 anni. Paz, come lo chiamavano tutti, riusciva a descrivere attraverso i suoi disegni e le sue vignette gli umori dell’Italia di quel suo decennio, divenendo testimone degli anni ottanta e di quel ’77 tempestoso, che ha raccontato attraverso il suo personaggio Pentothal.
Nato a San Benedetto del Tronto il 23 maggio del 1956, aveva iniziato a disegnare molto giovane. Disse: “il mio primo disegnino riconoscibile l’ho fatto a 18 mesi, era un orso”. La sua prima storia venne pubblicata dalla rivista Alter nel 1977. È stato tra i fondatori di Cannibale, rivista indipendente underground poi divenuta Frigidaire, e del settimanale satirico il Male. Ha dato vita a personaggi illustri come Pert, Sandro Pertini, capo partigiano, e il suo scombinato “luogosergente” Paz, lo stesso Andrea. Ma Pazienza era anche illustratore, come del film “La città delle donne” di Federico Fellini (1980) e di copertine per dischi.

Pier Vittorio Tondelli lo descriveva così: “Andrea Pazienza è riuscito a rappresentare, in vita, e ora anche in morte, il destino, le astrazioni, la follia, la genialità, la miseria di una generazione che solo sbrigativamente, solo sommariamente chiameremo quella del ’77 bolognese”.

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