Un fiume di 250mila persone ha partecipato sabato ai funerali di papa Francesco. Le esequie sono state anche occasione di incontri tra i grandi leader della Terra, arrivati da tutto il mondo. La foto tra Zelensky e Trump è già storia e dal leader ucraino è arrivata una proposta di compromesso.
Di Mauro Orrico
È stata una giornata storica che ha visto confluire nella capitale 250 mila fedeli e oltre 130 tra capi di Stato, primi ministri, monarchi e delegazioni accreditate, arrivati da tutto il mondo. Sin dalle prime ore del mattino di sabato, Piazza San Pietro e le vie limitrofe sono state teatro di una lunga e intensa processione di preghiera e raccoglimento, in un clima di profonda commozione. La solenne cerimonia funebre è stata presieduta dal Decano del Collegio Cardinalizio, il cardinal Re, che ha ricordato la figura di Francesco, menzionando il suo viaggio a Lampedusa, il no alle guerre e, dinanzi a Trump, la messa al confine col Messico. Papa Francesco è stato sepolto nella Basilica papale di Santa Maria Maggiore. Il Conclave, da cui sarà eletto il nuovo papa, è previsto tra il 5 e il 10 maggio.
I leader della Terra a Roma
In una Roma blindata per motivi di sicurezza, si sono incontrati leader di potenze rivali, uniti per rendere omaggio al Pontefice, che nei suoi anni di pontificato aveva promosso il dialogo e la pace tra i popoli. Tra gli eventi diplomatici più attesi della giornata, ha destato particolare attenzione un incontro informale tra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky. I due si sono incrociati nella sede dell’Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede e hanno avuto un breve colloquio, definito “cordiale ma sostanziale”. La foto è già storia e dal presidente ucraino è arrivata una controproposta di compromesso. ‘Buon incontro, potrebbe essere storico’, ha commentato Zelensky.
Poco primo dell’avvio della cerimonia, il presidente Usa Trump e la presidente della commissione Ursula von der Leyen si sono stretti la mano sul sagrato della Basilica di San Paolo.
La presenza simultanea di leader come Joe Biden, Emmanuel Macron, Rishi Sunak, Olaf Scholz, oltre al presidente brasiliano Lula e alla regina di Spagna Letizia, ha trasformato l’evento religioso in un grande momento di diplomazia globale. In piazza c’era anche la Ong Mediterranea – che papa Francesco ha sempre supportato – con il responsabile Luca Casarini, ex leader del movimento no global, che era accanto a suor Genevieve, la religiosa che da sempre si dedica all’assistenza di donne trans e prostitute e che nei giorni scorsi è stata immortalata in lacrime durante l’ultimo saluto al feretro di Bergoglio. In piazza San Pietro c’era anche una delegazione dell’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati e migranti.

Francesco, il papa degli ultimi
Bergoglio è stato probabilmente il papa più progressista di tutti, dai tempi di Paolo VI e per questo è stato apertamente osteggiato dagli esponenti della chiesa più conservatori, spalleggiati talvolta da politici di destra, alcuni dei quali hanno perfino sostenuto la teoria del complotto sulla legittimità della sua elezione dopo le dimissioni di Benedetto XVI. Fin dall’inizio del suo pontificato ha scelto di vivere a Casa Santa Marta, una struttura più semplice e lontana dal lusso dell’appartamento papale del Palazzo Apostolico.
Le sue posizioni sono state chiare fin dall’inizio, con il suo primo viaggio a Lampedusa, l’isola simbolo del dramma dei migranti, tema sul quale ha sempre dimostrato enorme attenzione. In quell’occasione Francesco criticò la «cultura del benessere», parlò in termini molto amari della globalizzazione, diventata «globalizzazione dell’indifferenza», ringraziò i lampedusani per «l’esempio di accoglienza che ci state dando, che avete dato e che ancora ci date». E poi buttò una corona di fiori al largo dell’isola. Pochi anni dopo, ha definito il Mediterraneo un cimitero perché «tanti migranti potevano essere salvati». Papa Francesco ha inoltre supportato, anche economicamente, le Ong che salvano vite in mare, come Mediterranea, con i cui volontari – come l’ex leader del movimento no global Luca Casarin – ha stretto anche amicizie personali.
In questi anni, ha sempre sostenuto l’urgenza e la necessità della pace, in Ucraina come a Gaza. Sul genocidio del popolo palestinese non è mai rimasto in silenzio, condannando apertamente il governo di Benjamin Netanyahu, unico leader del mondo a non aver espresso cordoglio per la morte di Bergoglio.
Sul tema dei diritti, il pontificato di Francesco è stato il primo in termini di accoglienza e apertura, dopo decenni di rigidità, prima sotto Giovanni Paolo II poi con Benedetto XVI. Sul volo di ritorno da un viaggio in Brasile, disse a un giornalista: «Se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo? Non si devono discriminare o emarginare queste persone». Le sue parole ebbero enorme risonanza e hanno rappresentato una svolta storica. Più volte, durante il suo pontificato, Francesco ha incontrato e accolto persone omosessuali e transessuali e ha annunciato l’ipotesi di poter benedire le coppie gay, poi ridimensionata da un comunicato stampa. L’anno scorso è stato però molto criticato per aver detto, ma in un contesto molto informale, che nei seminari «c’è già troppa frociaggine», dichiarazioni per cui poi si è scusato. Restano, tuttavia, le aperture storiche, mai pronunciate da un papa, prima di Francesco.
Nell’agosto 2017, il Pontefice ha chiesto perdono a tutte le vittime della pedofilia che ha definito «un’assoluta mostruosità, un peccato terribile, che contraddice tutto quello che la Chiesa insegna».
Nel 2015 Francesco ha pubblicato la sua prima enciclica, ovvero una lettera papale inviata a tutte le parrocchie cattoliche del mondo, scegliendo di incentrarla sul cambiamento climatico, un tema fino a quel momento rimasto quasi del tutto fuori dagli interessi della Chiesa. In questi anni, ha parlato tanto di lotta alla povertà e alle disuguaglianze, ma anche di inclusione delle donne nel clero e della possibilità per i sacerdoti di sposarsi. Durante il suo papato Francesco ha anche avviato un’indagine interna allo IOR, la potente banca vaticana e ha nominato per la prima volta una donna, la francese Nathalie Becquart, a sottosegretaria del sinodo dei vescovi. Durante il suo papato, Francesco ha rinnovato circa due terzi del conclave, cioè dell’assemblea dei cardinali che eleggerà il suo successore.
Con papa Francesco si spegne una delle poche, ultime luci rimaste accese sui temi della pace, dell’accoglienza, dell’inclusione e del dialogo, in un contesto sociale e politico internazionale sempre più buio.
Foto copertina © Kai Pilger – Unsplash