L’arte della buona tavola per Cristina Bowerman è una continua ricerca, un lungo sperimentare e provare strade nuove, inattese. In Texas ha scoperto la sua passione per la cucina, per poi iscriversi e laurearsi all’Università delle Arti Culinarie Cordon Bleu di Austin. Eppure il suo percorso di studi è iniziato con Giurisprudenza, divenendo procuratrice legale e poi graphic designer. Oggi Cristina Bowerman è una delle più affermate e amate top chef. Ambasciatrice di Expo 2015, ha conquistato – unica donna nel 2010 – la sua prima Stella Michelin. Si divide tra la Tv, i suoi libri e soprattutto i suoi ristoranti a Roma: Glass e il nuovo Romeo chef&backer con la pizzeria Giulietta e la gelateria Frigo. In questi giorni è tra i 20 grandi chef protagonisti di Taste of Roma all’Auditorium Parco della Musica, dal 20 al 23 settembre.
Riproponiamo qui l’intervista che ci ha rilasciato lo scorso anno, in occasione di Taste of Roma 2017. 

Il percorso che ti ha portato a ricevere una stella Michelin nel 2010 è singolare: dalla giurisprudenza, al graphic designers e infine all’alta cucina. Come si sono unite tra loro queste strade apparentemente molto differenti tra loro?
Ci sono persone che amano immergersi nella propria professione a grosse profondità per la loro intera vita. Io, invece, penso che per persone con la mia personalità, la carriera non debba rimanere la stessa per tutta la propria vita ma che la carriera intrapresa possa cambiare a seconda delle necessità emozionali della persona. Il mio love affair con i tribunali, gli atti si era esaurito per lasciare spazio ad una professione più creativa. Così, ho deciso di viaggiare e di andare a vivere all’estero. Ufficialmente, ero partita per seguire un Master. La verità è che volevo andare a vivere fuori, conoscere il mondo. Sono andata negli Stati Uniti dove ho iniziato un percorso lavorativo lontano da quelli che erano stati i miei studi. Ho difatti lavorato nel campo del design per quasi 10 anni! Nel 2000 decido di cambiare (di nuovo) la mia carriera, lasciando il design e abbracciando la cucina professionale, così mi laureo in Arti Culinarie presso l’Università TCA. Ero convinta che cucinare potesse essere più del “semplice spadellare”: era una questione di cultura, tradizione, creatività. Insomma poteva essere considerata una professione. Dopo essermi laureata mi sono data dieci anni di tempo per avere successo nel mio campo dove “avere successo” era (ed è ancora) legato alla possibilità di svolgere la propria professione al massimo delle proprie potenzialità.

In foto: Maritozzo artigianale con insalata di granchio di Cristina Bowerman per Taste of Roma 2017.

Ormai fai parte dei veterani del festival Taste of Roma. Cosa significa partecipare a questa manifestazione e cosa rappresenta per la città di Roma poterla organizzare ogni anno?
Sei anni fa, fui la prima ad accettare la sfida. È un’ottima cosa per i ristoranti e per la città. Da sempre ho voluto che i piatti presentati rappresentassero la mia cucina e il mio ristorante, per rispettare le aspettative di chi verrà a trovarmi. L’idea è anche quella di divertirsi uscendo arricchiti dallo scambio con un pubblico in buona parte diverso da quello che frequenta i rispettivi ristoranti. Alcuni, conquistati dal primo approccio con la cucina gourmet, cederanno al brivido di prenotare un tavolo da Glass: “Sono venuto da te la prima volta a Taste”, mi dice qualcuno.

Ristorante e forno. Gelato artigianale e gastronomia. Romeo chef&backer (con la pizzeria Giulietta e la gelateria Frigo) è la tua ultima creatura, nata dalla collaborazione con Fabio Spada. In cosa è diversa da Romeo di Prati e Glass Hostaria?
Glass ha una brigata formata e solida che ormai vive nella mini cucina (letteralmente) da anni. Siamo tutti ancora presi dal voler crescere e dimostrare che possiamo dare e divertire. Romeo è ancora giovane, una giovane cucina che cerca di trovare la propria strada inondati da una notorietà inaspettata. Comunicare l’entusiasmo e viverlo in prima persona è fondamentale. Romeo è un concept di ristorazione inedito. Desideravamo fondere ristorante, pizzeria, forno, gastronomia, cocktail bar e gelateria, seguendo il nostro carattere, la nostra storia ma anche la sfida della novità. Tutto inizia con il concreto bisogno di spazio che ci ha portati a spostarci da Prati a Testaccio. Così, trovandoci a poter progettare oltre duemila mq, ci siamo molto divertiti a combinare innovazione, comodità e creatività sulla base delle esigenze e delle esperienze sperimentate insieme in questi anni. Abbiamo quindi chiesto al nostro architetto, Alberto Lupacchini, di pensare zone modulabili così da aprire, chiudere o isolare gli spazi in base all’uso e alle richieste. Nell’area ristorante la sfida è quella di realizzare una sintesi naturale di concetti e modelli che paiono usualmente distanti – come street food e alta cucina – nell’intento di mettere insieme la cucina quotidiana tradizionale italiana alla mia visione di cucina senza confini. Il risultato è una serie di piatti creativi e ricchi di immaginazione che non perdono di vista un principio per me fondamentale: la riconoscibilità degli ingredienti e dei
sapori. Il menu sarà in costante evoluzione, con forte attenzione alla stagionalità e materie prime d’eccellenza. Giulietta, la pizzeria è la nuova nata: forni a legna professionali e di design, pizze gourmet con scelta fra pizza napoletana e romana, spaziando dai grandi classici della tradizione alle proposte più originali con due consulenze d’eccellenza per entrambe le culture pizzaiole: i fratelli di Salvo e Marco Lungo. E poi Frigo, un concept che si evolve di continuo a cui Fabio e io siamo molto affezionati: nato come ice cream Van nella forma di food truck, poi approdato al banco di Romeo nel Mercato Testaccio, adesso vera e propria gelateria in piazza dell’Emporio con una proposta che varia dai gusti classici a quelli più particolari e inediti. E poi gastronomia, sala conferenze, saletta lezioni, chef table e tanto altro. Romeo è strutturato su un concept talmente ricco da generare una sorta di marketing al contrario, le richieste e i desideri dei clienti creano in noi il bisogno di risolverli!!!

In foto: Uovo a 65 gradi con crema di spinaci, cacio cavallo, pinoli tostati e tagliatelle di riso fritte. Di Cristina Bowerman.

In questo periodo a Roma si respira un gran fermento in ambito culinario, tra nuove aperture e premi per gli chef della città. Eppure non è una fase felice per la Capitale. Come vivi le difficoltà che Roma sta attraversando da un po’ di anni e cosa ti auguri per la nostra città?
Per molto tempo Roma ha sofferto di un appiattimento dell’offerta che prevedeva i soliti piatti della tradizione e neanche tutti ma solo i più popolari. Ultimamente, e sono felice di questo, l’offerta si è molto allargata portando una ventata di modernità all’offerta romana. Sono a Roma da ormai 11 anni e posso dire che il pubblico romano diventa sempre più attento e a mio avviso anche più critico. C’è una maggiore attenzione al consumo e accresciuta consapevolezza (e anche attesa) di ciò che noi chef offriamo e creiamo per loro. Questo è bello e rende possibile un dialogo sempre più costruttivo riducendo notevolmente la distanza tra alta cucina e pubblico e sottoponendo il nostro lavoro a una disciplina ancora più dura e ferrea! Per quanto riguarda le difficoltà di questa città mi auguro più civiltà da parte di tutti noi e rispetto per tutta questa bellezza che molto spesso non ci meritiamo.

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Taste of Roma 2018
Giardini Pensili | Auditorium Parco della Musica
Viale Pietro de Coubertin, 30, Roma
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