Giulia Venanzi, classe ’87, uno sguardo sveglio e attento verso il mondo. Lo stesso che attraversa l’obiettivo della sua inseparabile macchina fotografica.
Con una laurea in Lettere Moderne presso l‘Università degli studi della Tuscia in tasca, nel 2014 si diploma al corso triennale in Fotografia allo IED di Roma, dopo aver trascorso il terzo anno della triennale alla School of Visual Arts di NYC tramite un programma formativo internazionale. I numerosi premi, come il primo posto per la sezione Architettura all’International Photography Awards di Los Angeles nel 2014 e il Secondo Posto nella categoria ADV Food al PX3 Prix de la Photographie di Parigi, ne testimoniano la costanza e la bravura.
Giulia si racconta a FACE Magazine.it, regalandoci gli scatti di uno dei suoi progetti di ricerca, “Déjà View”, dove racconta da un punto di vista soggettivo città diverse tra loro, in un viaggio tra Europa e Stati Uniti. Paesaggi surreali, dove sogno e e realtà si mescolano.

roma_tiburtinabologna(In foto, dall’alto: Roma, Bologna)

L’INTERVISTA

Come nasce la tua passione per la fotografia e cosa cerchi attraverso l’obiettivo fotografico?
La passione per la fotografia è praticamente nata insieme a me! Mi riferiscono che adoravo usare le macchinette usa e getta quando ero ancora una bambina. La passione l’ho poi coltivata e tenuta viva per vari anni attraverso una vecchia Olympus OM1 di mia madre con cui scattavo rullini 35mm. Oggi, scatto ormai immagini digitali (per praticità ed economicità) ma non mi nego ogni tanto ancora qualche rullo: l’attesa dello sviluppo resta ancora piena di fascino.
La fotografia è passata, con il tempo, da una passione a un vero e proprio linguaggio, grazie a cui provo a trasformare i miei pensieri e le mie emozioni in qualcosa di tangibile, di visualizzabile. I pensieri e le idee prendono forma e si palesano con tutta la loro energia in immagini.

Déjà View colpisce per il forte impatto delle immagini, che colpiscono l’occhio dello spettatore fin dal primo sguardo. Come nasce l’idea di introdurre il disturbo visivo come protagonista dello scatto?
Dèjà View è un progetto nato alcuni anni fa a partire dalla tesi di laurea allo IED. L’obiettivo che mi ero prefissata era quello di raccontare alcuni quartieri della Capitale attraverso l’architettura e il paesaggio. Iniziai a realizzare le doppie esposizioni come simbolo della visione soggettiva di quei luoghi. Tramite questa tecnica, le prospettive e le proporzioni tra i piani si confondono, la razionalità è abbandonata in favore della costruzione di un mondo personale. Il fine è il raggiungimento di una sur-realtà, in cui convivano sogno e veglia: un non luogo, in cui volumi architettonici e spazi tangibili si carichino di significati nuovi e onirici, per tradire definitivamente la concezione della fotografia come una testimonianza del reale.
Con il passare del tempo la serie fotografica di Roma è stata ampliata con immagini di altre città, soprattutto estere, e si è trasformata in un vero e proprio corpus fotografico.

roma_piazzale_prenestino londra 700(In foto, dall’alto: Roma, Londra)

La tua ricerca va dall’interior design all’architettura? Perché hai deciso di specializzarti in queste due aree?
Credo che la fotografia sia un mezzo meraviglioso in tutte le sue sfaccettature e in tutti i suoi ambiti, ma mi sono sempre trovata più vicina al mondo dell’inanimato. Per questo i miei progetti sono focalizzati sull’architettura, sull’interior e sullo still life. Questo si ripercuote anche nei mei lavori da freelance, che sono legati soprattutto a questi ambiti.

Cosa ti porti dietro dalla formazione IED e dall’esperienza alla School of Visual Arts di NY?
Sicuramente è stato fondamentale acquisire competenze tecniche e consapevolezze teoriche prima di intraprendere questa professione.
Devo ringraziare entrambe le realtà per avermi messo in condizione di realizzare le mie aspettative.
Nel particolare lo IED mi ha permesso di gettare solide basi che si sono rivelate fondamentali durante gli studi alla SVA di NYC. Quest’ultima esperienza è stata molto importante perché mi ha permesso di chiarire alcune idee che avevo in mente da tempo e mi ha messo in condizione di conoscere il mondo della fotografia internazionale.

Progetti futuri?
In questo momento sto portando avanti i miei progetti personali duranti vari viaggi in Italia e all’estero. In futuro, mi auguro di poter continuare a sviluppare anche la serie “Diorama” in nuove declinazioni e forme. Si tratta di un progetto che è nato a NYC e che si focalizza sul rapporto tra il mondo reale e la sua rappresentazione. Online, sul mio sito, potete vedere alcune immagini.

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