Lo scorso Primo Maggio, per Foodora, Deliveroo, Just Eat è stata una “Festa” rovente: blocco delle consegne, picchetti contro i “crumiri”. Deliveroo Strike Raiders ha dato appuntamento ai fattorini milanesi davanti alla Stazione centrale. I collettivi hanno invitato i riders a sloggarsi e a rifiutate le consegne e i clienti a cancellare la app e a Bologna è andato in piazza il “May Day Parade” contro la schiavitù dell’algoritmo.

Dopo quasi un anno, la riforma annunciata dal Governo è ancora una promessa. È stato il primo annuncio da Ministro del Lavoro ed ora Luigi Di Maio rilancia  la legge che, promette, sarà inserita nel Decreto Crescita. “L’obiettivo è tutelare i lavoratori il cui stipendio dipende da un algoritmo”, scrive su facebook Di Maio. La proposta di legge prevede la copertura Inail per gli infortuni, una migliore contribuzione Inps che supera la gestione separata, il divieto di retribuzione a cottimo.

GIG ECONOMY, UN MONDO SENZA DIRITTI

Si chiama gig economy, letteralmente economia dei piccoli giri o lavoretti, e si fonda principalmente sui servizi prenotabili online di consegne o logistica. UberEats, Foodora e Deliveroo sono i tre principali servizi mondiali di food delivery. A cui si aggiungono Just Eat, Uber, Glovo. E molte altre nuove start up che stanno nascendo.  Oggi in Italia, solo il 5 per cento della popolazione ordina online i pasti a domicilio, ma il mercato è in rapida espansione, soprattutto nelle grandi città.

Il motore di tutto sono i fattorini e i corrieri. Tra azienda e lavoratore non c’è alcun rapporto di lavoro diretto: non sono dipendenti ma collaboratori autonomi. Oltre i 5mila euro fatturati in un anno,  molte di queste aziende obbligano i riders ad aprire una partita iva. Così, i costi aziendali rimangono bassi e i salari vengono riconosciuti sottoforma di pagamento a ore o a cottimo, senza ferie retribuite, malattia o altri benefit.  Due anni fa hanno iniziato a farsi sentire con le prime forme di protesta, contro la pratica del cottimo come forma di retribuzione. Nell’autunno 2017 hanno iniziato i fattorini di Foodora, mentre a luglio hanno scioperato a Milano quelli di Deliveroo. I rider bolognesi invece hanno incrociato le braccia di fronte alla bufera di neve. Nel nuovo mondo del lavoro, l’innovazione si macchia di nuove forme di sfruttamento 2.0.

È la logica del “Corri, consegna e crepa”, dicono i fattorini. Sono mille in tutta Italia quelli di Deliveroo, di cui 600 solo a Milano. Guadagnano circa 8 € lordi l’ora oltre ad una quota che varia tra 1,50 € e 4,50 € per ogni consegna. Con un paio di ordini si arriva a guadagnare circa 7,50 € netti l’ora. Non ci sono tutele, ferie e malattie. L’azienda copre solo i danni a terzi sopra i 150 euro, ma nessun rimborso è previsto per i danni più frequenti come la rottura degli specchietti o delle ruote delle biciclette. E poi ci sono gli incidenti perché più veloce vai, più consegne fai e più guadagni. Eppure Deliveroo è una delle aziende con cui si guadagna meglio.

Il problema maggiore è quello del sistema del ranking, proprio di alcune piattaforme di consegna del cibo, che prevede che si raggiunga un certo punteggio per poter “prenotare” le ore lavorative con precedenza rispetto ad altri rider, ma chi salta un weekend perché magari è malato, viene retrocesso, col rischio di lavorare meno o anche per nulla per giorni.

(Foto, in alto e in copertina: facebook/foodora)